La notte in cui De Luca-governatore sceriffo rimase senza stella
In Campania, più che altrove, il sistema delle classifiche su base regionale adottato dal governo ha mostrato il suo limite: Napoli città e il Casertano avrebbero dovuto chiudere da settimane, l’Irpinia e il Beneventano non meriterebbero di esser chiusi nemmeno oggi. Ma, come per il pollo di Trilussa, la statistica ha dato un Rt ingannevole, e così la farsa è continuata. Roma scaricava su De Luca e De Luca su Roma.
Solo «chiacchiere e distintivo»
Da quella notte fatidica il governatore si è perso. Non si è capito più se cercava il «rosso» o cercava di evitarlo fornendo dati in rosa. È rimasto privo della sua narrativa senza trovarne un’altra: da «primo della classe» che bacchettava gli altri è diventato, nel paese del «servo encomio e del codardo oltraggio», quello dell’ultimo banco cui chiunque passi tira un ceffone. Si avviluppa così ormai in polemiche minori, con Spadafora e Saviano, oppure chiede al Pd una improbabile crisi di governo perché Di Maio l’ha criticato. Allo «sceriffo» di un tempo sono rimasti solo «chiacchiere e distintivo»: vive da più di un mese asserragliato in un bunker nella sede del Genio civile a Salerno. Ormai lo scettro delle decisioni è tornato a Roma. E non è detto che sia un bene per la gente della Campania, che l’aveva appena plebiscitato come un amuleto anti-Covid. Né lo aiuta certo il sindaco di Napoli. Al posto della fascia tricolore, De Magistris ha indossato di nuovo la bandana. Istiga la piazza, è senza maggioranza in Comune, ma passa le giornate negli studi tv ad attaccare la Regione. Il suo maggiore contributo nella lotta alla pandemia è stato tenere ostinatamente aperto agli assembramenti il «lungomare liberato». La «zona rossa» ha ieri cancellato, insieme alla movida, anche la storia di una classe dirigente.
CORRIERE.IT
Pages: 1 2