Covid, il decorso della malattia: quali sono i sintomi e perché si può aggravare dopo la prima settimana

di Margherita De Bac

1- Che significa guarire dal Covid-19?
«Significa estinguere i sintomi della malattia causata dall’agente infettivo chiamato Sars-CoV-2, ad esempio mal di gola, polmonite, difficoltà nel respirare, insufficienza di vari organi. Il contagio non consiste nella trasmissione del virus ma della malattia», chiarisce Giorgio Palù, emerito di virologia all’università di Padova.

2- Chi guarisce dai sintomi resta positivo?
«Si può guarire e rimanere positivi al test molecolare o a quello antigenico che rilevano rispettivamente la reattività a frammenti dell’Rna (il nucleo) del virus o nei confronti di un antigene appartenente alla struttura del virus. Però non è detto che questi frammenti rappresentino particelle virali infettanti. In altre parole, un positivo può non essere contagioso e infezione non significa malattia».

3- La contagiosità di un individuo dipende dalla carica virale?
«Sì, questo è un assioma dell’infettivologia. La diffusione di un qualsivoglia agente di malattia trasmissibile, sia esso batterio, virus, parassita, fungo, protozoo o tossina, dipende dalla concentrazione e quindi dall’attività di replicazione del virus e da quanto un individuo viene colpito. Se è bassa possiamo non essere infettivi. Alcuni ricercatori hanno stimato qual è la carica virale minima presente nelle secrezioni respiratorie necessaria a trasmettere l’infezione. Ma non esiste ancora un test specifico per misurare con precisione la carica di questo coronavirus».

4- Quanto tempo passa in media dalla remissione dei sintomi al risultato negativo del test?
«Non c’è un tempo definito, sono situazioni molto variabili. Dipende dall’età, dalla concentrazione virale, dallo stato immunitario. Sono stati visti pazienti immunodepressi che per mesi non sono riusciti a liberarsi del virus. Gli anziani possono avere infezioni di maggiore durata perché il loro sistema immunitario è funzionalmente senescente e meno allenato rispetto a quello dei bambini che ricevono tante vaccinazioni e vengono a contatto con diversi virus, tra i quali i normali coronavirus del raffreddore».

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