Crisanti: “Il contagio resta alto. Se apriamo durante le feste a gennaio ci sarà la terza ondata”

di Carmelo Lopapa

ROMA – “Piuttosto che riaprire per Natale, penso che la situazione sia così malmessa da dover consigliare l’opposto: approfittare delle ferie di fine anno per chiudere tutto in quelle due settimane e cercare di fermare il contagio. Ma capisco che bisogna tener conto delle esigenze dell’economia…”. Andrea Crisanti, docente di Microbilogia all’università di Padova, tra i pionieri che hanno combattuto (e in parte sconfitto) l’epidemia a Vo, è assai scettico sulle scelte del governo, giudicate troppo prudenti per l’impatto del Covid.

Professore, dicono che la curva del contagio si sia raffreddata. L’Rt sceso da 1,7 a 1,4. Il ministro Speranza intravede la luce in fondo al tunnel. La scorge anche lei?
“Occorre una grande fede per crederlo. Se si osserva la curva dei contagi e la dinamica dei decessi si capisce come siamo in una situazione sovrapponibile a quella di marzo. E se consideriamo che con il lockdown totale di allora abbiamo dovuto attendere fine aprile per intravedere la famosa fine del tunnel, si può intuire a che punto ci troviamo. E qui non stiamo nemmeno facendo un vero lockdown”.

Conclusione?
“L’impatto delle misure restrittive sarà inferiore a quello di allora e servirà più tempo perché le restrizioni producano effetto”.
Un terzo delle terapie intensive è occupato, i posti letto in reparti ordinari scarseggiano. Reggerà il nostro sistema sanitario?
“Dobbiamo discutere di altro: di quanta sofferenza e morti siamo disposti ad accettare. Il sistema può anche reggere e allo stesso tempo avere un numero di decessi maggiore rispetto alla prima ondata. Ma la metrica dovrebbe essere tarata sulla sofferenza umana e sociale, non sulla tenuta del sistema”.

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