Carlo Verdone, 70 anni un sacco belli: «L’erede di Sordi? Non esiste. E credo che neanche io ne avrò»
di Enrico Vanzina
Trentasette anni fa, in Sapore di Mare, feci dire a Virna Lisi la verità è che invecchiare fa schifo. Non la penso più così. Tu?
«Non è vero che invecchiare fa schifo. Chi non vuole invecchiare non vuole vivere! Ovvio che dovrai combattere con un corpo che comincia ad aver bisogno di continua manutenzione e controlli, ma è anche vero che noi abbiamo un’anima. E fino a quando l’anima ci permette di riflettere, stupirci, emozionarci, dare consigli giusti a chi ce li chiede, la vecchiaia ha un gran valore. Un mondo senza vecchi sarebbe un mondo senza guide, buon senso e memoria storica».
Dopo 40 anni, Verdone arriva davvero con l’autobus a Ladispoli
Dicono che uno capisce di essere diventato vecchio quando, allo specchio, si accorge di assomigliare a suo padre.
«È
vero. Ma sono diversi anni che assomiglio a mio padre Mario e la cosa
non mi dispiace affatto, perché la somiglianza mi fa sentire la sua
presenza ogni volta che mi guardo allo specchio o in un mio film
recente. Piuttosto ti senti vecchio quando ti chiamano e ci metti un
minuto per voltarti ad individuare chi ti ha chiamato. A questo ancora
non ci sono ancora arrivato».
Vogliamo chiarire qualche luogo comune su di te? Per esempio: Carlo Verdone è ipocondriaco.
«Credo che questa fregnaccia dell’ipocondria nasca dal personaggio che interpretai in Maledetto il giorno che t’ho incontrato. Non lo sono affatto. Anzi mi sembra di essere l’esatto contrario: rassicuro gli amici, combatto in silenzio con tante magagne, incoraggio tante persone che hanno guai fisici seri. Per la gente il fatto che ho una passione privata per la farmacologia e la medicina equivale a catalogarti come un fissato delle malattie. Ma non è così. Gli ipocondriaci sono persone di una noia mortale, anche se vanno aiutate».
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