Zona rossa, arancione e gialla: a Natale Lombardia e Campania rischiano di restare chiuse. Uno su 4 positivo a Milano
di Mauro Evangelisti
In questo momento ogni 88 italiani, uno è positivo. E parliamo solo di quelli che sono stati trovati con il tampone: se si potessero sommare anche gli asintomatici che sono infetti senza saperlo, il numero totale di chi oggi ha il coronavirus salirebbe in modo consistente. Con questi numeri, anche una parziale riapertura generale, a ridosso di Natale, non potrà essere accompagnata dalla collocazione di qualche regione in fascia verde con il liberi tutti. Lo status di gialla, con conseguenti chiusure sia pure meno severe, sarà la base di partenza per tutti. Ormai tutte le Regioni sono prudenti: ad esempio Marco Marsilio, governatore dell’Abruzzo (fascia arancione), oggi deciderà nuovi provvedimenti restrittivi.
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In
Italia oggi in 688.435 hanno un tampone positivo e non si sono ancora
negativizzati, ma c’è un dato che colpisce: oltre 156mila sono in
Lombardia. In altri termini: quasi un attualmente positivo su 4 si trova
in quella regione, con una concentrazione altissima in provincia di
Milano. Certo, la Lombardia ha
10 milioni di abitanti, ma non basta a spiegare una incidenza così
marcata. Ancora: nelle terapie intensive lombarde ci sono 817 pazienti,
si conferma il rapporto di 1 a 4 sul totale italiano (3.306). Questi
numeri rendono molto complicato pensare che, a Natale, Milano possa
tornare in fascia gialla. Sia chiaro: stando alle valutazioni della
cabina di regia con i 21 indicatori, la Lombardia potrebbe aspirare,
venerdì, a un passaggio dall’attuale fascia rossa a quella arancione, ma
ci sono alcuni dati che fanno risultare un azzardo qualsiasi fuga in
avanti. L’Rt è diminuito, ma è ancora a 1,61, anche se un altro valore,
definito Rt puntuale è a 1,46; l’incidenza è altissima, 570,74 casi per
100.000 abitanti, il doppio del Lazio; il tasso di riempimento delle
terapie intensive è al 58 per cento, sopra il livello ritenuto
accettabile del 30; stesso discorso per l’area medica, con un tasso di
riempimento al 48, quando il livello di riferimento è a 40. Ultimo
tassello: la capacità di fare tamponi è saltata, tanto che l’Ats di
Milano ha informato i medici di base che i test vanno eseguiti solo ai
sintomatici, i contatti stretti di un positivo possono aspettare. E
anche per chi ha i sintomi Covid, viene segnalata un’attesa fino a 10
giorni per un tampone in una struttura pubblica, così in molti,
spaventati, si rivolgono ai privati, ma le tariffe vanno da 70 a 150
euro.
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