Da Vo’ al tampone fai da te: così Zaia mette in ginocchio il virus

“È il momento di evolvere la nostra capacità ci screening di massa e su questo il dottor Roberto Rigoli a Treviso sta facendo il possibile”, aveva annunciato lo scorso 10 ottobre in una diretta Facebook. In quelle ore Rigoli, che è a capo del laboratorio di microbiologia di Treviso, stava infatti sperimentando i test-fai-da-te che si era fatto arrivare dall’estero con l’intenzione di usarli su tutto il territorio regionale dopo averne testato l’effettiva efficacia. Ora l’obiettivo è di accostare, almeno nella prima fase di sperimentazione, il test-fai-da-te al tampone molecolare. Una volta elaborato uno studio completo, i dati saranno sottoposti al via libera dell’Istituto superiore di sanità.

Potrà sembrare secondario, eppure l’ennesima rivoluzione veneta è solo l’ultimo tassello di una strategia che parte da lontano. Frutto di una politica sanitaria innovativa, seppur con qualche iniziale indecisione, e spesso in contrasto con le disposizioni varate dall’Oms. L’evoluzione è ricostruita nei dettagli nel Libro nero del coronavirus (clicca qui). Quando per esempio il primo cittadino di Vo’ risulta positivo, Zaia fa due scelte importantissime: chiude l’ospedale di Schiavonia con medici e pazienti all’interno e investe migliaia di euro per sottoporre a test tutti gli abitanti di Vo’. Nessun protocollo lo prevede, ma l’idea è geniale: due settimane dopo, su invito di Crisanti, ripete pure l’esperimento, trasformando il paesino in un caso di studio unico al mondo in grado di rivelare l’importanza degli asintomatici nella diffusione del contagio. Se non vi basta, sappiate che il Veneto è l’unica Regione che non ha mai sofferto penuria di reagenti. E che sin dal 17 marzo ha impostato una strategia per indivuare a tappeto “soggetti positivi paucisintomatici ed asintomatici” sottoponendo a test contatti, parenti e semplici vicini di tutti i casi risultati positivi. Il tutto mentre il Cts predicava l’inutilità di testare chi non presentava sintomi.

Non è esagerato, insomma, affermare che quanto realizzato a Vo’ e in Veneto è oggi il “paradigma” italiano, se non europeo, per la lotta al virus. Sempre un passo avanti agli altri, Zaia ha saputo gestire con intelligenza e inventiva l’epidemia. Ascoltando i suoi scienziati. Provando a sopirne gli scontri. E andando testardamente dritto per la sua strada. Anche quando le autorità sanitarie mondiali remavano contro. Fino al test-fai-da-te, ultimo primato veneto.

IL GIORNALE

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