Contatti fra Fi e Pd. Meloni avverte Silvio “Non fare giochetti”
«Noi le nostre sette proposte economiche per l’emergenza le abbiamo già illustrate – dice Salvini ai colleghi – Indennizzare i costi fissi delle piccole e micro imprese, tagliare le aliquote dell’Iva, rinviare le scadenze fiscali e tanto altro». Nascerà una sorta di coordinamento per guidare i parlamentari dei tre partiti in aula.
Ma se i leader del centrodestra hanno avuto bisogno di guardarsi negli occhi, e di farlo in gran fretta, è perché le aperture di Nicola Zingaretti all’opposizione affinché “collabori”, raccolte da Berlusconi e rilanciate ieri dal dem Goffredo Bettini, hanno finito col terremotare l’intero fronte della destra. Il sospetto di fondo, che lievita da giorni tra leghisti e Fratelli d’Italia, è che il feeling tra il Cavaliere e pezzi importanti del governo Conte si spinga in realtà oltre la semplice disponibilità dei forzisti a dare un contributo.
E che, insomma, non sia stato affatto casuale l’inserimento nel decreto Covid dell’emendamento-scudo per proteggere Mediaset dalle mire della francese Vivendi. In queste ore, racconta un ben informato ex ministro di Forza Italia, si sarebbero intensificati i contatti tra il segretario Pd Zingaretti e due berlusconiani di peso come il vicepresidente Tajani e Gianni Letta. «Noi abbiamo dato la disponibilità, confermando la collocazione all’opposizione, però ora è necessario che Conte e il M5S escano dall’ambiguità», avverte Mariastella Gelmini.
La sensazione è che i forzisti attendano un segnale, mentre Salvini e Meloni siano in trincea a sparare a pallettoni. Il leader leghista lo ha detto anche nel vertice di ieri sera: «Conte finge di voler dialogare ma nel chiuso di una capigruppo, si è guardato bene però dal chiamare noi leader per discutere delle proposte». Se non ci sarà alcuna collaborazione, ha aggiunto, «non sarà per colpa nostra». La Meloni, tranchant: «Non abbiamo bisogno di andare al governo per dare una mano».
Eppure qualcosa si muove. Alcuni segnali lasciano preludere al via libera del centrodestra allo scostamento di bilancio da 20 miliardi, varato ieri sera da Palazzo Chigi. Ad alcune condizioni. «A patto per esempio che ci dicano come verranno utilizzati quei soldi», afferma il capogruppo leghista al Senato, Massimiliano Romeo. Anche su questo Fi invece ha un suo indirizzo. «Pronti a votare un nuovo scostamento, purché ci si metta d’accordo – avverte Renato Brunetta – E si nomini un doppio relatore sulla legge di bilancio».
Già in commissione Cultura al Senato ieri tutti i capigruppo hanno siglato un emendamento al decreto Ristori per un sostegno fiscale ai teatri. Su una cosa i tre leader del centrodestra sono d’accordo: la manovra doveva essere varata entro il 20 ottobre. Le Camere approveranno entro fine anno solo a colpi di fiducia. Giovedì nuovo incontro a tre. Potrebbe essere il giorno di Guido Bertolaso candidato sindaco di Roma, se verrà meno il veto di Meloni. «Penso possa essere un ottimo sindaco, non so se sia anche un buon candidato», dice. «Piena stima» invece da Salvini. Sugli altri nomi, da Milano a Napoli, da Bologna a Torino, c’è ancora tempo per litigare.
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