Covid, Lombardia e Piemonte premono per tornare in zona arancione. Oggi la conferenza dei governatori

La data di venerdì 27

La Lombardia è scesa a un livello inferiore di rischio venerdì scorso, ma secondo il decreto in vigore per le zone rosse o arancioni sono necessari 14 giorni di «permanenza nello scenario di rischio inferiore» prima della de-escalation. Quindi l’uscita vera e propria dalla zona rossa non potrà avvenire prima di venerdì 27. Anche in Piemonte si registra un’inversione di tendenza e per questo è cominciato il pressing sul governo per abbreviare i tempi di uscita. In Lombardia però la situazione epidemiologica è molto variegata per cui è possibile che le zone in cui la sofferenza è più forte possano restare rosse. «Il Dpcm lo consente — conferma Speranza —. È una valutazione che dovremo fare». La conferenza delle Regioni è convocata per oggi su richiesta del presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che attacca: «La riunione servirà finalmente a confrontarci sui criteri applicati dal Comitato tecnico-scientifico rispetto ai dati forniti a livello regionale». Si potrebbe discutere anche di un allungamento dell’orario di apertura dei negozi la sera sotto Natale.

La Puglia a rischio

Da domani l’Abruzzo è in zona rossa per decisione del presidente Marco Marsilio e nella fascia di rischio è entrata anche la Puglia su cui si deciderà venerdì. Preoccupa la velocità con cui il virus continua a diffondersi nonostante le ordinanze restrittive firmate nei giorni scorsi dal governatore Michele Emiliano. Il presidente dell’Ordine dei medici di Bari, Filippo Anelli, invoca il lockdown totale e non è escluso che il presidente della Regione decida di seguire le orme di Marsilio. Il presidente dell’Abruzzo ha scelto di «applicare la disciplina delle zone rosse», lasciando aperte le scuole. Una decisione che il ministro Roberto Speranza ha apprezzato. In Calabria e Basilicata tutte le lezioni sono state invece sospese.

Preoccupa il Lazio

Il Lazio resiste in fascia gialla, ma preoccupano l’aumento dei positivi rispetto ai tamponi e il numero dei ricoverati: 3.100 a fronte di 5.500 letti. I posti ci sono e la situazione è sotto controllo, eppure il presidente Nicola Zingaretti teme la saturazione e si è mosso per tempo con ordinanze restrittive. Rimangono in giallo anche il Veneto, la Sardegna, il Molise e la provincia di Trento. «I contagi continuano a crescere, ma la velocità si è ridotta — spiega il ministro della Salute —. L’Rt è poco sopra 1, speriamo che sia l’ultimo pezzo di salita verso il plateau». Venerdì la cabina di regia del governo esaminerà tutti i dati in arrivo dalle regioni e il ministro della Salute potrebbe firmare nuove ordinanze restrittive. La prima tappa del monitoraggio settimanale è attesa per oggi, quando il Comitato tecnico-scientifico comincerà ad aggiornare i dati dei territori. Lombardia e Piemonte venerdì concluderanno le prime due settimane in lockdown e gli esperti non escludono che, ai sensi del Dpcm, possano tornare in fascia arancione, dove le misure restrittive sono meno severe. Con il tasso di positività ai tamponi che sale al 18% su scala nazionale gli scienziati mettono in guardia da allentamenti rapidi: una maggior saturazione dei posti letto imporrebbe un cambiamento delle politiche di accettazione degli ospedali, «portando a privilegiare i casi più gravi con conseguente aumento della mortalità di chi non riesce a essere curato in tempo».

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