Scuole chiuse, Iss: meno casi tra gli adolescenti. Il rebus della riapertura dopo il 4 dicembre

La diminuzione

La spiegazione sulla diminuzione dei contagi, secondo i tecnici del ministero dell’Istruzione, oltre che alle chiusure in sé, sarebbe anche da ascrivere al fatto che, non andando più a scuola, i contagi tra adolescenti non sono più controllati come avveniva nelle prime settimane di scuola. I focolai restano comunque pochi, il 2.2 per cento del totale. Le tabelle regionali mostrano l’impennata dei casi in Sardegna, Umbria, Piemonte, Campania e Bolzano da fine settembre, tutti poi in diminuzione dalla fine di ottobre, dopo il primi provvedimenti di chiusura.

Test e trasporti

Quali siano le condizioni per poter riaprire le scuole però si comincia a delineare: un piano per i trasporti e quei test per gli studenti e i professori che erano stati annunciati in estate ma che si sono persi nell’emergenza di queste settimane. Della questione test per le scuole si dovrà occupare il Cts, al quale il ministero dell’Istruzione ha chiesto un parere. Per quanto riguarda i trasporti invece Azzolina ha scritto al presidente della conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini chiedendogli che le regioni forniscano agli uffici scolastici un piano con le situazioni critiche per poter procedere a rimodulare gli orari e gli scaglionamenti degli ingressi e delle uscite.

Il nodo dei supplenti

«Ma per riaprire bisogna che in classe ci siano i professori – avverte il presidente dell’Anp Lazio Mario Rusconi -mancano ancora tantissimi supplenti annuali, prima di dicembre o gennaio le cattedre non saranno complete». Monica Galloni, preside del liceo scientifico Augusto Righi, primo della Capitale secondo la classifica di Eduscopio, ha lanciato un appello pubblico per tornare in classe: «Abbiamo bisogno di esserci. Abbiamo bisogno di venire e stare a scuola. Abbiamo bisogno della nostra vita».

CORRIERE.IT

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