Moderna, vaccino per il Covid con «efficacia al 94,5 per cento»

Come funziona il virus Moderna

Anche il vaccino di Moderna, così come quello di Pfizer-BioNTech e quello della tedesca Curevac, si basa su una delle tecnologie più innovative e avanzate, cioé messanger RNA, significativamente diversa da quelle tradizionali: parte del codice genetico del coronavirus viene iniettato nel corpo, consentendo la produzione di proteine in numero sufficiente per addestrare il sistema immunitario contro la proteina spike di cui il virus si serve per agganciare le cellule umane e penetrarle. Utilizzare l’RNA messaggero (mRNA) è stata una scelta dettata dall’esigenza di riuscire a produrre vaccini in breve tempo, ottenendo una risposta immunitaria ottimale. Entrambi i vaccini, Pfizer e Modena hanno iniziato la fase 3 nello stesso giorno: il 27 luglio e hanno tutti e due bisogno della doppia dose a distanza di tre settimane (Pfizer) o quattro (Moderna).

La sperimentazione

Lo studio — i cui risultati sono stati diffusi oggi dall’azienda — è stato effettuato su 30mila pazienti negli Stati Uniti. A metà dei partecipanti è stato iniettato il vaccino (due dosi, a distanza di 4 settimane); all’altra metà un placebo. L’analisi pubblicata è basata sui primi 95 partecipanti ad avere casi confermati di Covid-19. Solo 5 delle persone che hanno sviluppato i sintomi avevano ricevuto il vaccino; gli altri 90 avevano ricevuto il placebo. Nessuno dei volontari vaccinati si è ammalato gravemente , mentre 11 dei positivi non vaccinati ha manifestato sintomi gravi. Moderna intende presentare una richiesta d’autorizzazione all’uso per emergenza alla Food and Drug Administration statunitense nelle prossime settimane, ma si è impegnata a completare la sua sperimentazione prima di richiederla, il che significa aspettare fino a quando non ci saranno 151 casi di Covid-19 nello studio. Cosa che potrebbe avvenire già entro sette/dieci giorni. L’Agenzia europea del farmaco ha comunque avviato l’analisi anticipata dei dati, la cosiddetta “rolling review”, che permette di anticipare i tempi dell’approvazione.

Cosa non sappiamo ancora?

Stéphane Bancel, amministratore delegato di Moderna, ha dichiarato in una nota che i risultati hanno fornito «la prima convalida clinica che il nostro vaccino può prevenire la malattia di Covid-19, inclusa la malattia grave». Sui vaccini in generale due cose molto importanti non sono ancora chiare: quanto dura l’immunità garantita e se oltre a bloccare lo sviluppo della malattia i vaccini eviteranno anche l’infezione senza sintomi: bisognerà verificare se una persona, anche se vaccinata, possa ugualmente contrarre il virus e diffonderlo senza accorgersene, come avviene ora per i cosiddetti asintomatici. Sappiamo invece – stando ai primi risultati – che il vaccino è assolutamente sicuro: tra coloro che hanno ricevuto il vaccino, i sintomi più gravi sono stati un po’ di mal di testa e di stanchezza.

Perché è importante avere più di un vaccino?

«Abbiamo almeno otto candidati in fase 3, l’ultimo gradino della sperimentazione», aveva detto al Corriere pochi giorni fa il professor Remuzzi. «Quindi, è ragionevole pensare che ne arrivino almeno un paio in contemporanea. È importante perché non sappiamo se ognuno di essi sarà efficace al cento per cento, ma nessuno sarà prodotto in quantità così grandi da soddisfare l’intera popolazione mondiale. Averne più di uno ci aiuterà ad avvicinarci all’obiettivo di coprire l’intero pianeta, e intanto permetterà agli scienziati di perfezionarli in corso d’opera».

I costi

Altro punto cruciale sono i costi. Per ora si parla di stime, ma gli innovativi vaccini a Rna sono costosi. Per Moderna si parla di almeno 20 euro a dose per gli Stati Uniti (il prezzo potrebbe lievitare fino a 3o dollari a dose fuori dagli Usa), per Pfizer di 16.5 euro a dose. Il vaccino Oxford-Astrazeneca, basato su un adenovirus (il virus del raffreddore degli scimpanzé), sul quale l’Italia ha tanto investito, costerebbe intorno ai 4-5 euro. Molte aziende farmaceutiche hanno annunciato che venderanno il vaccino a prezzo di costo, almeno fino a quando rimarrà la dichiarazione di pandemia.

CORRIERE.IT

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