Manovra, Roma dimenticata: avanza l’autonomia del Nord. Ancora niente soldi né poteri speciali per la Capitale
di Andrea Bassi
La cifra sembra importante. Quattro miliardi e seicento milioni inseriti nella manovra del governo sotto la voce «fondo di perequazione infrastrutturale». E lo scopo nobile. Dopo decenni di ritardo, iniziare finalmente a colmare i divari nelle dotazioni di infrastrutture tra il Nord e il Sud del Paese. Ma la misura rischia di essere solo una “foglia di fico” per mandare avanti il progetto nordista di autonomia a scapito del Mezzogiorno e, soprattutto, di Roma, ancora una volta dimenticata dal governo nella manovra da 38 miliardi. Della Capitale, del resto, e dei «progetti importanti» promessi dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non c’è traccia nei 228 articoli della manovra.
La proposta
Ma andiamo con ordine. La perequazione infrastrutturale è prevista da anni, dalla legge 42 del 2009 sul federalismo fiscale, che diceva che il governo avrebbe dovuto effettuare una «ricognizione» degli interventi infrastrutturali da effettuare per colmare i divari tra i vari territori e dare, in sostanza, a tutti i cittadini eguali diritti. Avrebbe dovuto dunque appurare le dotazioni di strutture sanitarie, assistenziali, scolastiche, delle reti stradali e autostradali, di quelle ferroviarie, delle reti fognarie, di quelle elettriche, su tutto il territorio nazionale. E poi fare in modo che dove c’era una carenza questa fosse colmata.
Adesso invece, nella proposta portata avanti dal ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, in costante coordinamento con i governatori delle grandi Regioni del Nord, gli investimenti per ridurre il gap di infrastrutture, vengono legati all’attuazione dell’autonomia chiesta a gran voce proprio da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Insomma, un po’ come se i 4,6 miliardi stanziati, diventassero il «prezzo» di uno scambio: qualche infrastruttura in più al Sud, e l’autonomia al Nord. Ma si tratta di uno scambio iniquo.
Per molte ragioni. La prima è che, nelle continue accelerazioni e frenate del progetto autonomista, il governo continua a dimenticare Roma, città messa sempre più in crisi non solo dalle conseguenze della pandemia, ma anche dalla scelta politica di continuare a privilegiare altre aree metropolitane, a partire da Milano. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva promesso «un progetto importante» per la Capitale e un nuovo statuto con poteri speciali. Ma di tutto questo se ne sono perse le tracce. Per Roma viene solo istituito un tavolo per coordinare le iniziative in vista del Giubileo del 2025. Ma di risorse nemmeno l’ombra.
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