“Serve un inverno freddissimo”. Perché il meteo può salvarci

Alessandro Ferro

Uno studio italiano appena pubblicato mette in luce quanto, ognuno di noi, dentro di sè, in realtà ha sempre sospettato: la circolazione del Coronavirus in Italia esiste già, almeno, dal mese di settembre del 2019.

La risposta la danno studiosi e ricercatori perché sono stati trovati gli anticorpi tipici della risposta immunitaria al Covid-19 già in quei mesi.

“Per testare l’ipotesi di una circolazione precoce del virus in Italia, abbiamo studiato la frequenza, la tempistica e la distribuzione geografica dell’esposizione a Sars-Cov-2 in una serie di 959 individui asintomatici, utilizzando anticorpi leganti e neutralizzanti Sars-Cov-2 proprietari sul repository di campioni di plasma”, si legge in un piccolo estratto della ricerca. Per saperne di più, abbiamo intervistato in esclusiva uno degli autori dello studio, il Prof. Emanuele Montomoli, Professore ordinario di Sanità Pubblica e Presidente e fondatore dell’Institute for Global Health dell’Università di Siena.

Prof. Montomoli, perché non ci siamo accorti della presenza del virus già a settembre 2019?

“Si fanno due ipotesi: un virus, quando inizia a circolare, ha un periodo di plateau. Dopodiché i casi iniziano a crescere e si forma un picco come in una campana dove c’è una base lineare che poi inizia a crescere, poi c’è un picco e poi decresce. L’ipotesi è che a novembre/dicembre 2019 ci siano stati pochi casi che non sono balzati agli onori delle cronache perché non hanno intasato gli ospedali ed i pronto soccorso. A gennaio ha iniziato a trasmettersi in maniera più importante ed a febbraio/marzo c’è stato il picco. La prima ipotesi è che, all’inizio, non ci siano stati un numero di casi sufficienti a scatenare l’epidemia.

E la seconda ipotesi?

“Non la dice mai nessuno: i coronavirus non amano il freddo. Contrariamente a quello dell’influenza che abita a 37 gradi nell’ospite e sopravvive a 4 gradi nell’ambiente, i coronavirus abitano a 37 gradi nell’ospite e sopravvivono nell’ambiente ad una temperatura mite intorno ai 20 gradi. Il troppo freddo gli dà fastidio come il troppo caldo. La stagione invernale non era quella migliore in cui il virus si poteva trasmettere. Quindi, probabilmente, d’inverno il virus non si è trasmesso come ci si potesse aspettare”.

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