Covid, Miozzo (Cts): «La scuola deve essere aperta o per i ragazzi sarà un massacro»
di Fiorenza Sarzanini
Agostino Miozzo (coordinatore del Cts) con il premier Giuseppe Conte
Dottor Agostino Miozzo, una settimana fa lei — coordinatore del comitato tecnico scientifico — aveva chiesto di riaprire le scuole e invece tutto è rinviato. Il suo appello è caduto nel vuoto?
«Più
che il mio appello o la mia personale battaglia ideologica, sono le
indicazioni delle maggiori organizzazioni delle Nazioni Unite come Who,
Unesco e Unicef, oltre che le decisioni di Paesi che non mi sembrano
Stati sottosviluppati dell’Africa centrale come Francia, Regno Unito e
Germania. Tutti concordi: le scuole devono, non possono ma devono,
restare aperte».
Invece si va a gennaio.
«Il 7 gennaio è giovedì, quindi ci sarà un probabile slittamento a lunedì 11. In ogni caso l’indicazione di riapertura a gennaio non è garantita, visto che non abbiamo alcuna certezza sullo sviluppo della pandemia. E poi c’è Natale di mezzo».
Che cosa teme?
«Se nelle
festività avremo momenti analoghi a quelli vissuti nell’estate appena
trascorsa, l’evoluzione dell’epidemia porterà a dati simili o
addirittura peggiori di quelli attuali. Significa che le scuole
rischiano di restare chiuse altre settimane. Avremo una generazione di
liceali che andrà all’esame di Stato a giugno avendo perso il contatto
fisico con l’universo scolastico per quasi un anno. È un danno
incommensurabile».
Quanto influiscono i contrari all’interno del Cts?
«Tra
noi alla fine si trova la sintesi equilibrata dei diversi punti di
vista e di analisi. Il 20 novembre dopo la videoconferenza con il
direttore regionale dell’Oms di Copenaghen, Unesco e Who Ginevra,
abbiamo condiviso l’esigenza di far tornare i ragazzi a scuola in
presenza il prima possibile».
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