Commissario in Calabria. Miozzo scopre le carte: “Idea da folli ma lo farei”

Felice Manti

La situazione è gravissima, ma non seria. Mentre il Giornale va in stampa la Calabria non ha ancora il commissario governativo alla Sanità.

Colpa dei veti M5s: il 49,8% con cui vennero eletti Nicola Morra e company è ormai un lontano ricordo, ma a dispetto delle percentuali da prefisso telefonico certificate dalle recenti amministrative in Calabria (zero consiglieri regionali, zero consiglieri a Reggio Calabria), il nome deve essere «cosa loro».

Finora chi è entrato commissario in pectore nel conclave di Palazzo Chigi ne è uscito male, malissimo. Come il tecnico di area Pd Nunzio Mostarda, che ieri sul Foglio non si capacitava del repentino dietrofront grillino sul suo nome. Prima di lui si sono bruciati ex ufficiali della Finanza come Federico D’Andrea, prefetti operativi o a riposto come Luisa Latella, Francesco Paolo Tronca o Luigi Varratta, servitori dello Stato evidentemente poco funzionali ai giochi di potere interni alla maggioranza.

Sotto a chi tocca, dunque. Il nome che circolava ieri, e che già oggi potrebbe essere bruciato, è quello di Agostino Miozzo, numero uno del Cts. «Sarebbe un po’ una follia per me, ma se uno non fosse un po’ matto non farebbe certe cose. Ma lasciamo discutere la politica e le istituzioni e prendano le decisioni che devono», ha ironizzato ieri a Otto e mezzo su La7.

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