La giustizia troppo lenta blocca anche l’economia (e 170 miliardi di investimenti esteri)

di Ferruccio de Bortoli

Nel dibattito pubblico italiano i tempi della giustizia e quelli dell’economia hanno sempre avuto unità di misura diverse. Come se non esistesse alcuna correlazione. Due mondi totalmente separati. Ciò ha indotto l’equivoco che la ricerca dell’efficienza nell’esercizio della giurisdizione andasse a discapito dell’accertamento dei fatti, delle responsabilità, e dunque dell’equità. In realtà è la lentezza il vero nemico. Lasciamo per un attimo da parte — non è questa la sede appropriata — tutte le polemiche aspre, ripetute e persino ossessive, sul ruolo della magistratura, la sua indipendenza, la responsabilità di procuratori e giudici, e occupiamoci dell’efficienza dal lato della durata dei procedimenti. E usciamo dal penale.

Nonostante gli indubbi progressi degli ultimi anni — e le eccellenze di alcuni distretti e tribunali — l’Italia resta il Paese nell’Unione europea con il maggior numero di cause civili e commerciali pendenti. Nel 2018 erano 3,4 milioni contro una media Ue leggermente inferiore a 1,5. Quattro volte più della Germania. L’Italia ha una pessima valutazione anche nelle analisi Ocse, dalle quali risulta che non è solo una questione di risorse impiegate. Con lo stesso stanziamento (lo 0,2 per cento del Prodotto interno lordo, Pil), la Svizzera ha tempi quattro volte più rapidi. Contano organizzazione, incentivi adeguati, una diversa governance dei tribunali, e soprattutto, massicci investimenti nella digitalizzazione del sistema e nella formazione dei suoi organici.PUBBLICITÀ

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Che cosa serve

L’importanza di una riforma della giustizia, anche e soprattutto nel segno dell’efficienza, non è solo una domanda pressante del mondo dell’economia. La business community qualche volta è incline a proporre eccessive semplificazioni o a ventilare comode scorciatoie nel segno, per esempio, dell’attrattività dei capitali. Non si tratta di arretrare nella tutela dei diritti soggettivi e degli interessi legittimi. Casomai di renderli più effettivi. Oggi una profonda rivisitazione di tempi e procedure, soprattutto della giustizia civile, è condizione irrinunciabile per ottenere l’insieme dei prestiti e dei sussidi del Next Generation Eu. Questo particolare è sfuggito ai più. Senza vere riforme strutturali che cambino il volto delle amministrazioni pubbliche, della burocrazia, dell’istruzione, non avremo effetti tangibili sull’aumento della produttività e, dunque, sulla crescita del Paese.

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