A Conte non basta il Cavaliere

di BRUNO VESPA

Conosco Gianni Letta da 58 anni. Nella redazione del “Tempo” ero un ragazzo e lui un giovanotto in carriera. La sua intelligente e raffinata arte diplomatica si manifestò subito in campi diversi. Rinascessero, i cardinali Richelieu e Mazzarino (marsicano come lui) gli chiederebbero un corso d’aggiornamento. Sono perciò l’ultimo a meravigliarsi del suo capolavoro dell’altro ieri: aver convinto Berlusconi a votare con la maggioranza tirandosi dietro l’intero centrodestra. Otto miliardi all’elettorato di riferimento dell’opposizione (piccole imprese e professionisti) sono una bella somma e speriamo che vengano distribuiti con buonsenso.

Ma questo è solo l’inizio di un percorso intrigante e insidioso. La storia e la visione politica di Letta sono agli antipodi di Salvini e Meloni. Per lui Forza Italia è la Dc moderata del terzo millennio. Piuttosto che farsi inglobare dalla Lega farebbe harakiri. Ma sa al tempo stesso che Forza Italia ha senso se sta nel centrodestra. Come stampella della maggioranza entrerebbe in rianimazione con prognosi infausta. A meno che la stampella non diventi la gamba di un governo di unità nazionale se lo richiedesse la crisi economica, e soprattutto sociale, all’inizio dell’anno prossimo. In questa fase occorre cautela.

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