“Svizzera in pista, noi sciatori beffati due volte”

Perché?

“Le vacanze di Natale per molte stazioni turistiche valgono anche il 50% della stagione sul piano economico. Ci sono alberghi e tanti esercizi commerciali, dalle Dolomiti all’Appennino, che se rimangono fermi a dicembre non riusciranno a ripartire”.

Su cosa si basa il protocollo?

“Poche cose, ma fondamentali. Gli sciatori sono ben vestiti e protetti, le file vanno diradate e controllate, le casse per gli ski pass possono lavorare on line, i rifugi devono osservare le regole imposte a bar e ristoranti con solo asporto. E ovviamente mascherine per tutti”.

Ma il Governo tiene duro.

“Non comprendo questa posizione. Noto un incomprensibile accanimento verso le stazioni sciistiche”.

Lo stop che danni comporta?

“Sono incalcolabili. Molti esercizi, come ho detto, non riusciranno a rialzare la serranda. Me lo ha confermato anche Andy Varallo, figlio del discesista Marcello Varallo e presidente del Dolomiti superski, uno dei più grandi comprensori d’Europa. La montagna già è già esposta all’incertezza del maltempo e questa è la mazzata finale”.

Ci sono i ristori.

“Parlano di 3 miliardi, ma non sono sufficienti. Dietro alle piste ci sono negozi, noleggio attrezzature, ristoranti, baite, bar, scuole di sci. E molte famiglie in montagna campano sul lavoro stagionale. Se manca l’incasso invernale è un disastro”.

C’è il rischio di qualche crac?

“E’ una possibilità fondata. Molti consorzi hanno già speso centinaia di migliaia di euro fra preparazione degli impianti, manutenzione, collaudi, innevamento artificiale, acquisto di attrezzature”.

È successo anche a casa sua.

“Beh, sì. Al Corno alle Scale la nuova società di gestione ha già investito 500mila euro. Se non si apre è come averli gettati al vento”.

QN.NET

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