La gogna mediatica alimentata dal dibattito pubblico
Purtroppo il sessismo, che alimenta la misoginia, è presente in ogni ambiente del nostro Paese e si manifesta in tante forme anche in quelle del linguaggio. Un sessismo radicato che viene giustificato e minimizzato come goliardia.
Un grande fraintendimento, questo, che sottende il peggiore dei pregiudizi: quello di dare scarsa considerazione alla dignità della donna, che cerca di sminuirne facoltà e capacità.
Ma il sessismo non è goliardia, è l’anticamera della violenza: ti dico ciò che voglio, ti sminuisco come mi pare e piace perché tu non vali niente, dunque di te posso fare ciò che voglio.
Questo accade in famiglia, sui posti di lavoro a tante, tantissime donne di fronte a questi atteggiamenti lesivi così come di fronte a battuta a sfondo sessuale si trovano a disagio ma abbozzano.
Nel dibattito pubblico stiamo toccando il fondo: esponenti politici che augurano lo stupro alle avversarie o che le insultano usando il peggiore sessismo; parlamentari che si rivolgono con espressioni volgari alle loro colleghe solo per avere seguito sui social. Alimentare la gogna mediatica contro le donne che hanno un profilo pubblico non è normale, è una degenerazione.
Non dobbiamo abituarci a questa deriva. Tali modalità violente hanno un obbiettivo: espellere le donne dalla sfera pubblica, istituzionale e politica. Perché? Per consolidare il potere maschile. E tanto più le donne si fanno strada, tanto più aumenta questa spinta opposta e contraria alla loro tenacia di avanzamento e realizzazione.
Serve dunque fare ancora molta strada, serve un radicale cambiamento culturale che testimoni un cambio di mentalità in ogni ambito della nostra società ancora troppo ancorata a millenni di patriarcato. In ballo c’è l’evoluzione del nostro Paese e la sostanza della nostra democrazia.
Qui la replica del direttore dell’HuffPost Italia Mattia Feltri e il comunicato della redazione sulla vicenda
IL MANIFESTO
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