Conte: «Sul Recovery Fund coinvolgeremo tutto il Parlamento. Rimpasto? Non possiamo rincorrere le ambizioni»

di Monica Guerzoni

Conte: «Sul Recovery Fund coinvolgeremo tutto il Parlamento. Rimpasto? Non possiamo rincorrere le ambizioni»

Alla scrivania di Palazzo Chigi arriva forte e chiara l’eco del «chiacchiericcio continuo» sulla tenuta politica del presidente del Consiglio e sul futuro del governo, ma Giuseppe Conte tira dritto come se non temesse più di tanto le critiche, le polemiche, le voci che invocano verifiche e rimpasti. Sul suo tavolo si accumulano i progetti del Recovery Fund e il premier al Corriere vuole dare l’idea che il traguardo sia vicino: «Quei 209 miliardi sono per il nostro Paese la sfida della vita, sarebbe doloroso non arrivare fino in fondo». L’Italia è in ritardo? L’avvocato smentisce frenate e rilancia: «Riusciremo a dare la svolta, con l’Europa abbiamo studiato un percorso a scorrimento veloce del Recovery. Stiamo facendo tantissimo, nonostante il clima di confusione che ogni tanto si alza».

A sollevare la polvere sono anche esponenti e leader della maggioranza, eppure Conte non si sente assediato («non sono minimamente preoccupato») e pensa che «tanta agitazione» al vertice delle forze politiche che lo sostengono derivi dalla presa d’atto che questo governo e questo premier non siano in scadenza, ma arriveranno a fine legislatura. «Stiamo lavorando per impedire che il destino del Paese sia appeso alle sorti dei singoli», è il concetto con cui respinge le pressioni e le autocandidature di chi, a parole, mira a rafforzare la squadra di governo. «Non possiamo rincorrere le ambizioni di qualcuno che spera in ruoli più importanti», è lo stop del premier a quanti scalpitano per il ricambio dei ministri.

In un momento così difficile, in cui il Paese dovrebbe unire le forze contro il Covid, l’inquilino di Palazzo Chigi pensa che il Quirinale non permetterebbe di sedersi al tavolo del rimpasto per «soddisfare le ambizioni di qualcuno». E poi si è convinto che il pressing per il rimpasto parta da Renzi e Di Maio, più che dal Pd e dall’intero M5S. Quando gli chiedono se davvero il leader di Italia viva sia al centro delle manovre, Conte si limita a sottolineare che forse, avendo fondato un partito nuovo, non ha ottenuto i risultati che sperava.

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