Sanatoria fiscale al posto dei ristori, via imposte per 5,3 miliardi: ecco il piano
In linea di massima però l’intenzione
dell’esecutivo è abbandonare l’approccio settoriale in larga parte
seguito finora (che passava anche per codici Ateco non sempre precisi o
esaustivi) per basarsi invece su parametri oggettivi che affianchino
quello della perdita di fatturato. Questa a differenza di quanto
avvenuto in precedenza dovrebbe essere misurata su un arco temporale più
lungo di un solo mese (verosimilmente un semestre). Tra gli altri
fattori da considerare – ma la discussione sul punto è appena iniziata,
ci potrebbero essere ad esempio i costi fissi sostenuti dalle varie
attività economiche.
L’intervento per il prossimo anno
dovrebbe essere quello finale ma naturalmente molto dipenderà
dall’evoluzione della pandemia e – conseguentemente – della situazione
economica. La base di partenza sono i 5,3 miliardi “ricavati” dallo
slittamento dei versamenti fiscali, che sono contabilmente coperti con
il decreto Ristori Quater e quindi si trasformerebbero in maggiori
entrate per il 2021. Ma queste risorse potrebbero poi essere integrate
grazie allo scostamento di bilancio per il prossimo anno che dovrebbe
essere deliberato dal Parlamento.
La dote
Uno dei nodi da sciogliere è la necessità di coordinare la nuova misura con le correzioni ai provvedimenti sui ristori che potrebbero ancora essere adottati dal Parlamento, per venire incontro alle esigenze di questa o quella categoria rimasta fin qui esclusa dagli aiuti. Con l’ultimo testo sono infatti quattro i decreti approvati dall’esecutivo: per ovvie esigenze di procedura sono stati fusi attraverso opportuni emendamenti. In totale le risorse mobilitate arrivano a 18 miliardi. Il punto è che in ogni caso gli ulteriori interventi non arriverebbero in tempo per l’anno in corso, entrando in vigore nel mese di dicembre. Proprio per le esigenze che emergeranno alle Camere in fase di conversione lo stesso decreto Ristori Quater riserva una dote di 600 milioni di euro, in analogia con la prassi normalmente seguita per la legge di Bilancio.
IL MESSAGGERO
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