Covid, un fiume di parole e polemiche. Così i virologi hanno confuso gli italiani

di GIOVANNI PANETTIERE

C’è chi (Crisanti) prima ha invocato un lockdown nazionale per Natale e poi, urbi et orbi, ha detto candidamente che lui di vaccinarsi a gennaio non ci pensava proprio. E chi (Zangrillo) a maggio ha suonato il de profundis del virus e poco dopo, tra un giro di visite e l’altro ai capezzali di suoi illustri pazienti colpiti dal Covid, ha innescato la retromarcia, parlando di “tono stonato” in relazione alle prime esternazioni. Scienziati bulimici nel rilasciare dichiarazioni ai media sull’andamento della pandemia, contraddittori fra di loro e spesso anche con se stessi, il tutto con un sovraccarico d’informazioni e smarrimento a gravare sulla tenuta mentale di noi cittadini.

Non sono troppo lusinghiere le pagelle dei dodici big nella lotta al Coronavirus (virologi, infettivologi e anestesisti), stilate da Reputation Science, società leader in Italia nell’analisi e gestione della reputazione, che ha passato al setaccio un campione di oltre 120 esternazioni significative dei cosiddetti esperti, pronunciate negli ultimi dieci mesi via Internet. Fra loro anche Ilaria Capua, tra le menti più contese dai giornalisti nella prima fase della pandemia, scienziata, ex deputata di cui solo qualche giorno fa, tramite una ’soffiata’ in diretta tv dell’infettivologo Matteo Bassetti, si è scoperto che è sì medico, ma veterinario.

L’indagine ha puntato i riflettori su tre criteri di valutazione delle dichiarazioni (share, messa in allerta sulla pericolosità dell’infezione, coerenza), ricavandone altrettante classifiche. Dal punto di vista del flusso comunicativo, alcuni virologi hanno dominato la scena nel periodo in cui il trend dei contagi era in aumento, come la web star Roberto Burioni, direttore scientifico del magazine online Medical Facts. Altri, invece, hanno concentrato i propri interventi nella fase in cui i numeri dei contagi erano ai minimi termini, vedesi Alberto Zangrillo che a maggio scivolò sull’arcinota esternazione “il virus è clinicamente morto”, parzialmente corretta dallo stesso primario dell’unità operativa di anestesia e rianimazione del San Raffaele, ma solo nel pieno della battaglia personale contro Sars-Cov2 del suo assistito Silvio Berlusconi. Senz’altro un brutto colpo per la coerenza del luminare.

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