Calenda: “La proposta di Conte sul Recovery è un modo per evitare il rimpasto”

di Giovanna Casadio

“La piramide proposta da Conte per gestire il Recovery Fund è un espediente per evitare il rimpasto”. Carlo Calenda, eurodeputato, ex ministro dello Sviluppo economico, leader di Azione e candidato sindaco di Roma, attacca. 

Calenda, quindi il premier Conte è un faraone: lei così l’ha definito. Non crede di esagerare? 
“E’ un faraone se si costruisce una piramide. Il meccanismo proposto da Conte per gestire il Recovery Fund è barocco e assurdo, perché sono i ministri ad avere i poteri e nessuna “piramide” glieli può togliere. Non c’è alternativa a passare dai ministri, che certo puoi rafforzare con una ‘unità di missione’ presso la Presidenza del Consiglio. Se metti in piedi una struttura parallela, crei un conflitto permanente”.  

In cima Conte, pochi ministri e 300 esperti: perché questa proposta non la convince? 
“Se hai dei ministri che non ritieni in grado di fare il loro lavoro, cambi i ministri. Non crei una sovrastruttura. Ma evidentemente non si capisce a cosa serve il Recovery. Serve a eliminare i tantissimi gap tra l’Italia e i grandi paesi europei. Istruzione, partecipazione delle donne al mercato del lavoro, produttività e via andando. Che poi dovrebbe essere il programma di qualsiasi governo. Il Recovery serve inoltre ad accelerare la transizione digitale e ambientale, che peraltro è oggetto del mio rapporto sulla nuova politica industriale Ue approvato a larghissima maggioranza dall’europarlamento la scorsa settimana. Le pare normale invece che il governo non abbia la più vaga idea di cosa voglia dire tutto ciò in termini di iniziative concrete? Il fatto che non si sappia cosa fare con il Recovery Fund vuole dire che non si sa cosa fare con il governo”.  

Sta dicendo che è un governo di incapaci?  
“No, voglio dire che questa vaghezza tradisce il fatto che l’unica ragione per cui questo governo è nato è per evitare il confronto elettorale con la destra”.  

In piena pandemia lei riterrebbe saggio andare alle urne?
“No certo. Perciò come Azione da mesi abbiamo proposto un governo più largo con un premier diverso sostenuto dai partiti che a Bruxelles appoggiano von der Leyen e con ministri che abbiano una esperienza amministrativa. Mentre dal premier in giù il problema è proprio la mancanza di esperienza amministrativa” 

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