Covid e Dpcm Natale, nel governo lite sulle deroghe per alberghi, ristoranti e anziani
Teresa Bellanova di Italia Viva si è battuta, in asse con Conte, perché i ristoranti restino aperti a pranzo il 25 e 26 dicembre. E anche sul destino degli hotel di montagna il braccio di ferro è andato avanti a oltranza. Speranza, Boccia, Franceschini, Gualtieri e Bonafede li vogliono chiudere fino all’Epifania, Bellanova e Bonetti insistono perché restino aperti e fanno leva sui dubbi di Conte. Il premier avrebbe insistito molto anche per permettere agli italiani di raggiungere le seconde case, concessione che i rigoristi ritengono troppo rischiosa. Il capitolo spostamenti è tra quelli che hanno creato maggiori tensioni nella riunione serale con i capi delegazione. Palazzo Chigi ha deciso di scrivere un decreto ad hoc, che andrà in Gazzetta Ufficiale insieme al Dpcm e servirà a «coprire» dal punto di vista costituzionale la limitazione delle libertà personali, a cominciare dalla circolazione. Il decreto dovrà anche allungare la vita del Dpcm, che fin qui è stata di soli 30 giorni.
Le Regioni hanno provato a convincere il governo ad aprire i confini, ma per Speranza, che ritiene fondamentale avere «misure rafforzate» quando il Paese intero sarà in zona gialla, lo stop ai movimenti è un punto cardine. Unica, probabile deroga, la possibilità di andare a trovare i nonni o i genitori anziani che altrimenti passerebbero il Natale da soli. Raccontano che Conte nella riunione con i capigruppo abbia aperto ai ricongiungimenti familiari, alla possibilità di raggiungere le seconde case e anche, «come gesto simbolico», alla fine della didattica a distanza per i licei dal 14 dicembre. Ma poi, nel vertice con i capidelegazione, il premier ha tenuto una linea meno morbida. Piste e impianti da sci saranno chiusi fino a metà gennaio e gli esercenti saranno ristorati. «Da parte del governo c’è una posizione ferrea», ha dovuto arrendersi Luca Zaia, che aveva proposto con le altre Regioni del Nord di lasciare aperte le piste per ospiti degli hotel e delle seconde case. Mediazione bocciata. E ora il presidente del Veneto chiede che le piste siano chiuse anche negli altri Paesi: «Se ci troviamo con Slovenia, Austria e Francia con le piste aperte, la nostra diplomazia può andare in soffitta».
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