Renzi ha un’idea: “O Conte ter o Draghi uno”

Il che dà l’idea del clima che si respira: il piccolo cabotaggio, l’orizzonte quasi alla giornata, il trionfo del particolare, gestito con più o meno maestria. In un capannello alla Camera, Matteo Orfini, ragionando a voce alta si chiede: “Io sinceramente non so quanto questa roba possa durare, tra cabine di regia e consulenze. È surreale”. In un altro capannello si parla dell’inchiesta di Report, sullo studio dell’Oms ritirato “perché metteva in imbarazzo il governo italiano, il cui piano di prevenzione era datato 2006 e il direttore aggiunto dell’Oms Ranieri Guerra, che tra il 2014 e il 2017 era dg Prevenzione al Ministero della Sanità”. Roba che in altri tempi sarebbe venuto giù il mondo. E comunque qualcuno sarebbe stato chiamato in Parlamento a riferire.

Ecco, il governo sembra entrato in una terra di nessuno, e infatti nessuno si assume la responsabilità di una mossa. Balla sul Mes, ma non si sa cosa voglia fare del Mes, come su Autostrade e Alitalia, discute di cenoni, regala a Berlusconi la “salva-Mediaset” senza neanche averne i voti in cambio. Siamo cioè entrati in una fase in cui l’inadeguatezza è così conclamata che, se provi a capire come la pensano ai piani alti del Nazareno su progetto, durata e sul “che succede” la risposta è “boh”. La verità in fondo è che, pur scettici sul fatto che andrà fino in fondo, in molti si aspettano che Renzi faccia ciò che è scontato che a questo punto non scandalizzerebbe nessuno, ma che fatto da lui lascia agli altri la coscienza pulita. Pare che faccia sul serio, questa è l’impressione dei suoi, perché se pure stavolta can che abbaia non morde, nessuno lo prenderà più sul serio: “Alla fine di questa storia – ripete – o c’è il Conte ter o il Draghi 1, vedrete. Per questo Conte metterà mano alla squadra”.  In fondo, cosa ha da perdere.

L’HUFFPOST

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