Opere da commissariare, sei mesi solo per una lista
C’erano quindi le norme su cui avviare la grande operazione di sblocco e di commissariamento delle opere pubbliche. E c’era anche il contenuto. È luglio, si avvicina la data del Consiglio dei ministri chiamato a dare il via libera al decreto Semplificazioni. Un gruppo di lavoro, composto da esponenti dei partiti di maggioranza e coordinato dal Mit, arriva a tirare giù una lista dove sono indicate 47 opere pubbliche. Tutte da commissariare. La lista, di cui Huffpost è in possesso, è di fatto pronta per il Cdm, ma i litigi interni alla maggioranza bloccano l’accorpamento dell’elenco al testo del decreto. Passano pochi giorni e la lista viene chiusa. A metà settembre viene inviata al presidente del Consiglio. E uscirà da palazzo Chigi solo oggi.
Ma perché quella lista non è stata inviata subito al Parlamento? Fonti di governo di primissimo livello spiegano che quella lista è finita in balìa di un passaggio ministeriale lungo e farraginoso. È passata dal ministero dell’Economia, che secondo il decreto Semplificazioni doveva essere “sentito” e a cui invece è stato chiesto un parere. E tutto questo ha richiesto uno scambio di informazioni e di documenti con il Mit. Ma anche un approfondimento della Ragioneria generale dello Stato che ha sollevato più di un dubbio e di un altolà allo schema confezionato fino a quel momento. Tutto questo processo è durato sei mesi. Sei mesi per sistemare una lista di fatto pronta a luglio. Un ritardo alimentato dalla burocrazia e solo per arrivare a definire quali opere saranno commissariate. I nomi dei commissari vanno ancora decisi, il che richiederà tempo e la presa d’atto che ci sarà l’inevitabile corsa della politica per accaparrarsi la propria quota. Saranno sì figure tecniche, ma quando si parla di ruoli apicali e strategici la politica ha dimostrato, più volte, che il confine tra politici e tecnici è facilmente superabile.
Le opere restano sulla carta per tutta l’estate e si arriva così a qualche giorno fa, quando si accende una spia. È il 24 novembre. De Micheli scrive una lettera, che Huffpost ha potuto visionare, a Massimo Simonini e a Maurizio Gentile, rispettivamente amministratore delegato di Anas e di Rfi, i due grandi poli infrastrutturali del Paese. Nella lettera la ministra ricorda “il forte cambio di prospettiva che il governo e il legislatore hanno voluto imprimere nel settore delle opere pubbliche al fine di potenziare la crescita del nostro Paese”. Cita l’articolo 9 del decreto Semplificazioni, quindi il lavoro del Governo per arrivare ai Dpcm che conteranno le opere da commissariare. Ma, come si è spiegato sopra, la lista non ha ancora ricevuto il via libera di Conte. La ministra ricorda ai due amministratori delegati l’articolo 2 del decreto Semplificazioni, quello che permette alle stazioni appaltanti di eseguire lavori (compresa la progettazione e l’esecuzione dei relativi contratti) in deroga a ogni disposizione di legge, eccetto a quella penale. Il messaggio politico è: intanto partiamo. E infatti la lettera si chiude con la richiesta di adottare “tutti gli atti necessari al fine di esercitare, da subito, i poteri derogativi” previsti dall’articolo 2 per i settori delle infrastrutture stradali e ferroviarie. Sono indicate anche le opere su cui viene sollecitato l’intervento da parte delle due società. Alcune sono quelle contenute nella lista di luglio, altre sono comunque autorizzate a procedere spedite. Dentro ci sono la realizzazione dell’Alta velocità Palermo-Catania-Messina, la linea Palermo-Trapani via Milo, il raddoppio della linea Codogno-Cremona-Mantova, il completamento del raddoppio Genova-Ventimiglia, la chiusura dell’anello ferroviario di Roma.
Tutta questa è stata la genesi di un processo che tutto ha registrato tranne che una velocità di attuazione. Un ritardo che scalda già Italia Viva. Dice Raffaella Paita, presidente della commissione Trasporti della Camera, a Huffpost: ”È abbastanza incredibile che si arrivi a presentare oggi la lista delle opere da commissariare quando il lavoro è stato finito a luglio. Se poi venisse confermato che al Parlamento sarà inviato solo un elenco, senza i nomi dei commissari, sarebbe ancora più assurdo. Il Paese, giustamente, sta aumentando il debito pubblico per aiutare i cittadini e le imprese, ma dobbiamo iniziare fin da oggi a porci il problema di come ripagare questo debito. L’unico modo è fare ripartire l’economia e quindi sbloccare le opere”.
A palazzo Chigi è stata fatta qualche modifica alla lista delle opere di luglio: qualcuna è stata tolta dalla lista, meglio messa in stand-by, qualcuna è entrata, ma il quadro è grosso modo quello di sei mesi fa. Nella lista ci saranno una quarantina di opere. Tra queste dovrebbe esserci anche la metro C di Roma. Ma il principio politico della semplificazione è ancora fermo alla carta.
L’HUFFPOST
Pages: 1 2