Legge di bilancio: riammessa in manovra la proposta della patrimoniale

È stato riammesso ai voti l’emendamento a firma Fratoianni-Orfini sulla patrimoniale. È quanto si legge nella comunicazione sull’esito dei ricorsi della commissione Bilancio della Camera. La proposta dell’istituzione “di una imposta sostitutiva sui grandi patrimoni” si legge, è stata riammessa “in considerazione della difficoltà di effettuare una puntuale quantificazione riguardo alla stima degli effetti di gettito derivanti dalla proposta emendativa, fermo restando che più puntuali informazioni potranno essere acquisite in proposito dal governo nel corso dell’esame dell’emendamento stesso”.

Manovra, stop alla patrimoniale. Emendamento inammissibile per mancanza di coperture

L’emendamento di Fratoianni e Orfini prevede per tutti l’abolizione dell’Imu e dell’imposta di bollo sui conti correnti bancari e sui conti di deposito titoli e l’istituzione di un’imposta sostitutiva sui grandi patrimoni di almeno 500 mila euro “derivante dalla somma delle attività mobiliari ed immobiliari al netto delle passività finanziarie possedute in Italia e all’estero”: il prelievo parte dallo 0,2% per i patrimoni tra 500mila euro e un milione, sale allo 0,5 tra uno e 5 milioni, all’1 percento tra i 5 e i 50  milioni e al 2 percento oltre i 50 milioni di euro.
la manovra

Patrimoniale: M5S, Iv e centrodestra contro la proposta di Orfini e Fratoianni. E anche il Pd prende le distanze

Per il solo 2021 si prevede che per chi ha base imponibile superiore a un miliardo l’aliquota sia del 3%. Si prevede anche che chi abbia “immobili, investimenti ovvero altre attività di natura finanziaria, suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia” abbia l’obbligo di dichiararli pena “una sanzione amministrativa pecuniaria che va dal 3 per cento al 15 per cento dell’importo non dichiarato”.



Ma sempre in tema di ddl bilancio, tornano in corsa anche gli emendamenti sulla limitazione degli incentivi fiscali alle aggregazioni aziendali, esclusi in prima battuta dall’esame per problemi di copertura finanziaria. Lo ha stabilito il presidente della commissione Bilancio della Camera, Fabio Melilli (Pd).

In particolare verranno quindi ammessi al voto, dalla settimana prossima, gli emendamenti analoghi presentati da parlamentari m5s, pd, leu e fdi, che riducono l’ambito applicativo dell’anticipazione dell’utilizzo in compensazione delle dta. La misura prevista dal disegno di legge è stata interpretata come un incentivo alle aggregazioni bancarie, con un occhio particolare al futuro di Mps. Mellili segnala la necessita di “acquisire più dettagliati elementi di quantificazione, con particolare riguardo agli esercizi successivi al 2022”.



Tornano in carreggiata anche gli emendamenti – tra questi quello firmato dal presidente della commissione Finanze della Camera, Luigi Marattin (Iv) – che chiedono il differimento della ‘Sugar tax’, “nel solo presupposto – avverte il presidente della commissione Bilancio – che dell’ulteriore proroga prevista dall’emendamento non si tenga conto ai fini dell’acconto 2022”. In base al medesimo presupposto vengono ammissibili anche le analoghe proposte di modifica avanzata da Lega e Fi.

E se eviterà effetti di gettito, torna a puntualizzare Melilli, potrà essere riammesso alla votazione pure l’emendamento depositato dall’ex vice ministro dell’Economia, Massimo Garavaglia (Lega), che prevede la costituzione da parte dell’Agenzia delle Entrate di una piattaforma telematica dedicata alla compensazione di crediti e debiti derivanti da transazioni commerciali e risultanti da fatture elettroniche.

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