Censis, sì degli italiani alla stretta per le feste di Natale e fine anno: «Anche il carcere per chi viola quarantena»

Cattivi e paurosi

Siamo diventati più cattivi, intransigenti, e paurosi: il 57,8 per cento degli italiani si è dichiarato disponibile a rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute collettiva. Una percentuale che sale a 64,7 tra i giovani tra i 18 e i 34 anni. E di contro il 77,1 per cento degli italiani chiede pene severissime per chi non indossa la mascherina (sale a 82,5 nella fascia di età 18-34 anni) e il 56,6 per cento vuole il carcere per i contagiati che non rispettano le regole della quarantena.

Scomparsi cinque milioni di lavoratori in nero

La pandemia ha creato una netta spaccatura anche nel mondo del lavoro, distinguendo nettamente tra chi beneficia di garanzie e chi invece è costretto ad arrangiarsi con lavori precari, instabili o affatto garantiti. «Per l’85,8% degli italiani si legge nel rapporto – la crisi sanitaria ha confermato che la vera divisione sociale è tra chi ha la sicurezza del posto di lavoro e del reddito e chi no. Su tutti, i garantiti assoluti, i 3,2 milioni di dipendenti pubblici. A cui si aggiungono i 16 milioni di pensionati». Poi si entra «nelle sabbie mobili: il settore privato senza casematte protettive. Vive con insicurezza il proprio posto di lavoro il 53,7% degli occupati nelle piccole imprese». C’è poi l’universo degli scomparsi, quello dei lavoretti nei servizi e del lavoro nero, stimabile in circa 5 milioni di persone che, scrive il Censis, hanno «finito per inabissarsi senza fare rumore. Infine, i vulnerati inattesi: gli imprenditori dei settori schiantati, i commercianti, gli artigiani, i professionisti rimasti senza incassi e fatturati».

43 milioni di italiani in contatto grazie al web

Un focus è, infine, dedicato alle nuove tecnologie. Il lockdown — infatti — ha trainato l’incremento di utilizzo delle tante piattaforme oggi disponibili da parte di chi era già in grado di farlo, e ha favorito l’ingresso in questo mondo di qualche milione di persone che ne erano del tutto estranee. Nel complesso, quasi 43 milioni di persone maggiorenni sono rimaste in contatto con i loro amici e parenti grazie ai sistemi di videochiamata che utilizzano la rete internet. Al di là di farvi ricorso quando non esiste altra possibilità, quanto sono state, però, davvero soddisfacenti le relazioni sociali coltivate da remoto? Stando ai dati raccolti, almeno un quarto della popolazione a un certo punto è andata in sofferenza. Infatti, le incomprensioni, l’impossibilità di usare il linguaggio del corpo, la difficoltà nel creare la necessaria empatia sono diventate sempre più evidenti. Un tipo di problema che segnalano in misura decisamente minore gli ultrasessantacinquenni, per i quali le videocall hanno coinciso con la possibilità di rimanere in contatto con i propri cari (amici e parenti) domiciliati altrove. A ben vedere, rileva il Censis, si tratta di quel segmento che non era costretto a utilizzare le piattaforme per studio o lavoro, dunque meno soggetto a quel processo di logoramento che ha portato non poche persone a sfiorare il «burnout».

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.