Governo, i timori tra i ministri per l’«incidente» sul Mes. E Franceschini avvisa: «Se succede crolla tutto»

Se questa insistente moral suasion è rivolta a Renzi almeno quanto ai più agitati tra i senatori del M5S, è perché nella squadra di Conte serpeggia il timore che il leader di Italia viva possa «inventarsi qualche trappola parlamentare». Tre giorni fa i soliti sospetti erano caduti sul capogruppo del Pd Andrea Marcucci, per via della lettera dalle 25 firme in calce con cui chiedeva al premier di consentire i ricongiungimenti familiari sotto Natale. Ne era nato un caso, perché c’è chi pensa che Marcucci sia pronto a lasciare il Pd per Italia viva. E il punto adesso è, cosa starebbero architettando i renziani? «Matteo non vuole essere l’assassino di Conte e cerca l’incidente — suggerisce un dem al governo —. Non gli basta un ministro in più con il rimpasto, vuole sedersi al tavolo quando ci sarà da rideterminare i nuovi equilibri per impostare l’Italia del futuro». Con i soldi del Recovery. Insomma, la grande paura del fronte governativo è che Renzi possa approfittare della spaccatura nei 5 Stelle.
Basterebbe che, al momento di scrivere la risoluzione di maggioranza, Italia viva si battesse per inserire nel testo la richiesta di fare subito ricorso al Mes per prendere i 37 miliardi del fondo pandemico: una formula capace di dilaniare il Movimento e far mancare i voti in Aula. E forse non è un caso se proprio ieri Marcucci ha ricordato agli alleati (e ai dissidenti) che «il Mes serve, il Pd non ha cambiato idea» e respingerlo avrà «conseguenze inevitabili». Mine che rischiano di deflagrare già nel Consiglio dei ministri di domani, quando bisognerà votare l’emendamento alla legge di Bilancio sulla tanto discussa governance del Recovery. Teresa Bellanova, capo delegazione di Iv, è pronta a esprimersi contro e a lasciare agli atti il suo dissenso. Al tavolo di maggioranza ieri sulle riforme socio-economiche Maria Elena Boschi e Luigi Marattin hanno alzato la voce, a dir poco seccati per aver scoperto da un’intervista i dettagli del Recovery su cui domani Conte chiederà il via libera ai suoi ministri. «Dobbiamo leggerlo sui giornali che lunedì si approva il Recovery? — è stato il gelido buongiorno dei renziani al capo di Gabinetto del premier, Alessandro Goracci —. Noi voteremo contro». Insomma, Italia viva mostra una gran fretta di «uscire dalla palude» perché, come Renzi non fa che ripetere, per l’Italia i miliardi dell’Europa sono «l’ultimo giro di orologio». O il governo cambia passo, o il Paese rischia. E Conte pure.

CORRIERE.IT

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