Il 2020 è l’anno più brutto? «Veramente il 536 fu peggio». Morte e carestia per l’eruzione di due vulcani

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Le paure e le angosce millenarie, che tradizionalmente segnano il passaggio di millennio, sono sembrate d’un tratto concretizzarsi. «Ma le paure millenarie non sono mai esistite, come lo ha meravigliosamente mostrato il medievalista George Duby» ci ricorda ancora Hartog, riportandoci con i piedi per terra. All’Umanità malata di presente, gli storici ricordano che il calendario ha già riservato brutte sorprese nel passato. Il 536, per esempio, era stato dichiarato «anno più brutto della storia dell’umanità» nel 2019, da un gruppo di studiosi: in quell’anno l’eruzione simultanea di due vulcani aveva avvolto la terra in una nube nera che aveva oscurato il sole e fatto scendere brutalmente la temperatura sulla terra, provocando morte e carestia.
CONFRONTO DIFFICILE
Bisognerebbe vedere se il consesso di studiosi confermerebbe il verdetto anche dopo aver visto il 2020. Per altri storici, intervistati in particolare dalla tv indiana, il 2020 è brutto, ma non quanto il 1347, devastato dalla peste nera bubbonica, o il 1918, con la Spagnola e i suoi 50 milioni di morti, o il 1945 con il bilancio della Seconda Guerra mondiale e le due atomiche di Hiroshima e Nagasaki.

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Per l’economista Jean-Paul Fitoussi, in compenso, ci sono pochi dubbi: l’anno 2020 è il più brutto, e comunque è peggio di quello che finora era considerato come l’apocalisse nella storia economica: il 1929. «La crisi del 2020 è più grave ci dice perché si tratta di più crisi simultanee, sanitaria, economica, sociale. Dopo la prima ondata ci aspettava una caduta del Pil del 10 per cento, ed era già enorme. Ci saranno conseguenze a lungo termine sui comportamenti degli investitori e anche su quelli dei consumatori.
Senza contare le vittime, i morti, i malati del cosiddetto Covid lungo che avranno conseguenze per tutta la vita». Normale poi che la percezione del peggio sia soggettiva: per gli americani il paragone è con il 2001 e l’attentato alle Torri Gemelle, in Francia con il 2015, e l’ingresso definitivo nell’era del terrorismo dopo Charlie e il Bataclan, la memoria italiana torna forse agli anni di piombo.

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IL TERMOMETRO DEL BENESSERE
Il termometro della felicità globale dell’Onu (il World Happiness Report dell’Onu) che misura il benessere globale, per ora non ci aiuta: i dati del 2020 di ogni paese (considerano Pil per abitante, sostegno sociale, speranza di vita, libertà di poter scegliere, generosità e fiducia) infatti non sono ancora arrivati.
In compenso, il felicitometro dell’Università del Vermont (uno strumento sviluppato dal Computational Story lab) il 2020 è ufficialmente l’anno più triste mai misurato. «La differenza è che questa volta viviamo collettivamente, tutti, qualcosa di inedito – ammette François Hartog – il mondo si è fermato. E prima, così non era mai successo».

IL MESSAGGERO
 

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