Scala, dalla prima in tv al backstage, un dorso gratis con «Corriere»
I personaggi
Roberto Alagna,
che il 7 dicembre nel galà televisivo vestirà i panni di Cavaradossi,
nell’intervista a Gian Luca Bauzano, si sofferma sulla qualità della
voce, un dono, dice «da supereroe», mentre Vittorio Grigolo — che in tv canterà La donna è mobile
— confessa a Enrico Parola che in questa prima così surreale ci si
sentirà uniti e compatti (per una volta forse primedonne?). E anche se
in una forma inusuale, ritroveremo le donne più famose dell’opera, da
Lucia di Lammermoor — per ora «congelata» dalla pandemia, fino a
Butterfly. Donne che, come osserva la scrittrice Paola Capriolo, hanno «la potenza grandiosa del sentimento». C’è spazio anche per la danza, con l’arrivo di Manuel Legris che,
scrive Valeria Crippa, mette a confronto due generazioni di ballerini.
Infine, visto che lo spettacolo di Livermore unisce la letteratura alla
musica, Enrico Girardi ha raccontato Eugenio Montale (l’anno prossimo saranno i quarant’anni dalla morte) in una veste che non tutti conoscono, quella di critico musicale per il Corriere della Sera.
La musica
Mozart sarà il grande protagonista del concerto di Natale alla Scala — in diretta tv. Sul podio, il maestro Michele Mariotti che, in una intervista a Valerio Cappelli, sottolinea «lo spirito laico» che unì Mozart e Verdi. Mentre Aida Garifullina,
«voce» del concerto assieme alla pianista Beatrice Rana, invita a
esultare e giubilare, «celebrare la vita» in un inno alla speranza
confidato a Enrico Parola. Gian Mario Benzing, invece, ci conduce in un
bellissimo viaggio dentro la sinfonia di Mozart che «bussava al cielo». È la resistenza gioiosa di certa musica che non muore.
La storia
E la mostra collaterale al Museo della Scala, curata da Pier Luigi Pizzi (e
che verrà valorizzata anche sui canali social del teatro) affronta un
tema gustosissimo: la critica. Quella ufficiale, cioè le firme che nei
secoli hanno scritto degli spettacoli scaligeri, ma anche quella dei
loggionisti mai contenti, che una volta arrivarono a urlare (contestando
un Sigfrido firmato da Ronconi) «Lapidate il regista!». Nel
supplemento, un articolo di Roberta Scorranese, con testimonianze tratte
anche dall’Archivio storico del Corriere della Sera.
Però questo è un anno particolare, in cui Milano sarà chiamata presto a
ricostruire la sua identità sulle macerie della pandemia. Così Pier
Luigi Vercesi mette a confronto questo periodo con il secondo
dopoguerra, quando per il sindaco Greppi la ricostruzione della Scala era un simbolo dal quale la città avrebbe tratto la forza per ripartire.
La moda e le maestranze
Certo, non ci sarà il foyer con gli outfit che tengono banco per settimane, ma la moda ci sarà eccome. Perché numerosi stilisti come Armani, Dolce & Gabbana e Valentino hanno vestito le ventiquattro star, come si spiega nell’articolo di Gian Luca Bauzano. Mentre Annachiara Sacchi è andata a sentire gli scenografi, i costumisti, gli addetti all’allestimento, i falegnami: non si sono fermati nemmeno loro, perché lo spettacolo — è la speranza di tutti — ricomincerà presto.
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