Recovery Fund, assalto di Italia viva: Conte «basito», sferzata dal Pd
Andare avanti così non si può più, lo gridano uno dopo l’altro i vertici del Pd e di Italia viva e, a giudicare dal nervosismo e dallo smarrimento che segnano i volti a Palazzo Chigi, deve averlo capito anche il presidente del Consiglio. Raccontano i ministri che l’assalto dei renziani Boschi e Rosato al tavolo di maggioranza abbia «basito» il premier, al quale ormai è chiaro, per dirla con un esponente del governo, «che il problema di Renzi non è tanto il merito delle cose, quanto la volontà di far saltare Conte».
In questo clima irrespirabile si apre una settimana cruciale per il destino del governo e quindi del Paese, già stravolto dalla pandemia. Lunedì in Consiglio dei ministri Conte otterrà che il primo atto della trattativa sulla governance del Recovery si chiuda, nella sostanza, come lui sperava. Cioè con l’unità di missione a tre, che farà da raccordo e coordinamento dei progetti con il supporto dei sei top manager della task force. Ma i renziani, per quanto la risposta di Conte sia stata «pacata e controllata», se ne sono andati sbattendo la porta: reazione che i ministri degli altri partiti non avrebbero gradito.
Anche il Pd si è fatto sentire. Spronando e strattonando il premier («Governare non è tirare a campare»), Zingaretti ha ottenuto che la cabina di regia, che avrà poteri speciali per accelerare gli investimenti, non potrà sostituire i ministeri di spesa né le Regioni. Le quali a loro volta hanno lanciato segnali. Lazio ed Emilia-Romagna hanno chiesto alla Ue, assieme ad altre 22 Regioni europee, di essere coinvolte sul Recovery e sui rispettivi piani nazionali.
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