Maltempo, l’uomo delle bonifiche: troppi lacci. “Cantieri veloci, servono 11 miliardi”
di GIOVANNI ROSSI
Non è stata una bella giornata. Alle 9 di mattina ieri ero già là, nella zona di Nonantola, a valutare la situazione dopo l’esondazione del Panaro. Tutta quell’acqua andrà pompata, sollevata e ributtata nel fiume, 20-30 km più a valle del punto rottura degli argini. Ce la faremo. Perché abbiamo competenza ed esperienza”. Francesco Vincenzi, 42 anni, imprenditore agricolo di Mirandola (Modena), è presidente dell’Associazione nazionale consorzi di bonifica e acque irrigue. L’esondazione vicino casa non lo distoglie dal confronto.
Vincenzi, gli eventi atmosferici estremi si possono combattere, o pagare un prezzo è inevitabile?
“Con 280 millimetri di pioggia in poche ore – dopo mesi di sostanziale siccità – i problemi sono comprensibili. Ma senza la nostra rete di canali consortili – e questo vale per ogni emergenza – le ricadute per i territori sarebbero peggiori”.
Il meteo sarà pure un killer impazzito, però l’Italia sembra complice.
“Chiariamo subito. Gli eventi estremi colpiscono dappertutto. Anche Francia, Germania, paesi dell’Est Europa sono vittime di alluvioni e catastrofi climatiche con effetti pesantissimi. Ma l’Italia, per conformazione geografica, orografica e geologica, ha un territorio naturalmente più fragile. Dovrebbe quindi imparare a proteggersi meglio. Non sempre ci riesce e paga un prezzo altissimo”.
Cifre?
“Investire in prevenzione costa sette volte meno che fronteggiare un’emergenza. Basterebbe capirlo per regolarsi di conseguenza”.
Qual è un budget realistico per mettere in sicurezza il Paese dal dissesto idrogeologico? Ogni esperto dà i numeri. Stavolta tocca a lei.
“Con undici miliardi di investimenti il cambio di passo nella gestione dei bacini idrografici sarebbe sostanziale”.
Se non ora quando?
“I consorzi di bonifica hanno progetti cantierabili ed esecutivi per 4 miliardi. È la nostra quota di Recovery Fund da destinare alle necessità dei territori. Tra il 2023 e il 2026 ci giochiamo un pezzo di futuro”.
Come si fa a cambiare passo?
“Ci sono due livelli. Le scelte internazionali per non surriscaldare il clima; le scelte di autotutela dei singoli Paesi con una costante politica di manutenzione ordinaria e straordinaria”.
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