Maltempo, l’uomo delle bonifiche: troppi lacci. “Cantieri veloci, servono 11 miliardi”
Ma ci sono casi come quello recente di Bitti, in Sardegna, dove a sette anni di distanza dalla precedente calamità nulla era cambiato. Come può accadere? Dipende da conflitti di competenze?
“No, a livello legislativo il quadro è chiarissimo. Le Autorità di distretto pianificano, le Regioni programmano gli interventi d’intesa con i ministeri dell’Agricoltura, dell’Ambiente o delle Infrastrutture a seconda dei casi. Poi però i lavori finanziati vanno eseguiti. E qui l’attività talvolta rallenta o si blocca. Ritardi che non si verificano quando a operare sono i Consorzi di bonifica, che hanno al proprio interno tutte le competenze e le figure per gestire sia la fase progettuale sia la fase esecutiva dei lavori”.
Metta in fila le priorità.
“Finanziare, cantierare, eseguire. E nel frattempo smettere di consumare suolo. Paesi assai più pianeggianti dell’Italia ne hanno fatto un caposaldo. Noi no. Senza capire che così aumentiamo l’esposizione al rischio idrogeologico prima ancora di aver tamponato le falle”.
Ma il nodo in Italia non resta sempre il tempo dei cantieri?
“Sì, per questo è indispensabile accelerare l’iter realizzativo per le opere pubbliche che è mediamente di 11 anni. Un tempo che la velocità dei cambiamenti climatici non ci concede”.
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