Allarme ristoranti, alberghi e centri commerciali: con il Ristori coperto solo il 25% delle perdite
di Francesco Bisozzi
A Natale si stimano miliardi e miliardi di fatturato in fumo per ristoranti, alberghi, impianti sciistisci e centri commerciali. Al punto che i ristori vengono derubricati a mancette dagli imprenditori colpiti dalle chiusure anti-contagio di dicembre. Per l’Ufficio studi della Cgia di Mestre i contributi a fondo perduto hanno coperto finora mediamente il 25 per cento delle perdite subìte a causa delle serrate da artigiani, piccoli commercianti ed esercenti. Ma per ristoratori, albergatori e centri commerciali l’asticella si ferma molto più in basso. I ristori hanno coperto il 2 per cento delle perdite subìte dai ristoranti, il tre per cento di quelle registrate dai centri commerciali e meno del dieci per cento di quelle che hanno affossato i bilanci degli alberghi. Poi ci sono gli impianti sciistici che ancora non hanno visto un euro, nonostante a marzo abbiano perso un mese di lavoro, e adesso aspettano di sapere quale sostegno destinerà loro il governo. «Servono interventi per abbattere i costi operativi che dobbiamo sostenere», sottolinea la Federazione italiana dei pubblici esercizi. «Lo Stato ci versi il 60-70 per cento del fatturato che abbiamo realizzato nel dicembre del 2019 oppure molti di noi non riusciranno a pagare le tasse prorogate ad aprile», si spinge più in là Federalberghi. «La misura è colma, con queste regole 700 mila dei nostri lavoratori rischiano il posto», mette in chiaro il Consiglio nazionale dei centri commerciali.
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Ristoratori
«Quest’anno abbiamo già perso 27 miliardi e le chiusure di Natale ce ne costeranno altri sette. Ma con i ristori del governo abbiamo coperto al massimo il due per cento delle perdite». Per il direttore generale di Fipe-Confcommercio, Roberto Calugi, l’intero settore della ristorazione rischia di saltare. Parliamo di 60 mila imprese con 300 mila addetti. «Siamo al collasso», continua il rappresentante dell’associazione leader nel settore delle imprese che svolgono attività di ristorazione. Nel complesso il settore, che prima fatturava 95 miliardi annui, vedrà il proprio fatturato ridotto di un terzo nel 2020 a causa della pandemia e delle restrizioni anti-contagio. «Consentire ai ristoranti di rimanere aperti a pranzo durante le feste non basta a tenere a galla il settore, ora servono aiuti mirati e interventi per abbattere i costi operativi che noi ristoratori dobbiamo sostenere, perché il credito d’imposta e la cassa integrazione non sono più sufficienti».
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