Vaccino Covid, Italia in ritardo. “Così la terza ondata ci colpirà più degli altri”
Il professore denuncia di ricevere insulti sui social, per le sue posizioni. Invece bisognerebbe “andare a parlare nelle scuole, mettere in piedi una campagna eccezionale. Vedo troppa ignoranza, la politica non ha una posizione netta, tentenna. La scienza è più o meno dalla stessa parte. Anche se qualche collega non ha aiutato. Se vai a dire: il vaccino previene solo la malattia grave, non il contagio, la gente pensa, l’avevo detto che non serve a niente”. Per Bassetti invece bisognerebbe anche cambiare le leggi, “oggi lo possono somministrare solo gli operatori sanitari, altrove le farmacie sono di ausilio”.
Ma quanto ci costerà questo ritardo rispetto agli altri? L’uomo dei numeri Battiston non si sottrae: “Chiaro che più tardi abbiamo il vaccino e più grande sarà la sfida per l’Italia nell’arrivare senza la terza ondata a beneficiarne. Perché questa è l’unica risposta decisiva che possiamo immaginarci in un paese democratico, europeo, occidentale. Ma dobbiamo stringere la cinghia”. Lancia un appello: “Usiamo al meglio questo mese di costrizioni e limiti, mettiamo in cascina le riserve per affrontare poi un periodo sicuramente impegnativo, per non dire difficile. Ma se il ponte tra gennaio e l’arrivo del vaccino sarà troppo lungo, rischiamo la famosa terza ondata, rischiamo un altro lockdown. È uno scenario molto reale. Per questo il governo ha deciso una stretta così forte, bloccando il Natale. Oggi ci troviamo nelle condizioni di aprile. Ma non c’è serrata. La gente si sposta, va a fare acquisti, fa la ressa qua e là, le regioni più importanti sono gialle. Quindi l’epidemia è quasi al massimo ma noi come società ci siamo aperti. Convivere con un virus così diffuso senza vaccino e senza lockdown è una sfida molto seria. Rischiamo di piangere quasi mille morti al giorno”.
L’altro mago dei numeri, Nino Cartabellotta, medico e presidente della fondazione Gimbe di Bologna, non vede un gap per il nostro Paese. Mette in fila: “Entro il 29 dicembre l’Ema, l’agenzia europea del farmaco, si pronuncerà sul vaccino di BioNTech e Pfizer. Se darà il via libera, da quel momento in poi potrà cominciare la campagna. Chi si è organizzato per tempo, avrà tempo in più… Ma in una situazione così, non è che qualche settimana può cambiare l’esito della campagna. Questo è un dato assolutamente certo. Nel primo mese, qualunque paese nella migliore delle ipotesi potrà far vaccinare solo gli operatori sanitari. In Italia sono 1,6 milioni, cominceremo da loro. Prima del 29 dicembre, Inghilterra a parte, non può partire nessuno. Noi ci stiamo organizzando, altri fanno altrettanto. Ma ribadisco, un mese in più o in meno non cambia il risultato”.
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