«Sanità senza risorse Ue, a pagare di più sarà il Sud». Cartabellotta (Gimbe): così continuerà il turismo medico al Nord
di Francesco Malfetano
«Nove miliardi per rilanciare il sistema sanitario è una cifra che non sta né in cielo né in terra». Per Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, i pochi fondi destinati al sistema sanitario nazionale secondo l’ultima bozza del Recovery Plan circolata «sono cifre inspiegabili».
Solo negli ultimi dieci anni «abbiamo subito tagli che hanno sottratto 37 miliardi alla Sanità pubblica, rendendola non all’altezza – spiega – una situazione che con la Pandemia è diventata evidente per tutti». E che, peraltro, è anche peggiorata perché sono emerse nuove necessità. «Se sommiamo questo al fatto che l’ultima riforma risale al 1999 (per cui bisogna considerare anche i cambiamenti degli ultimi 21 anni) si capisce come un piano da 9 miliardi faccia acqua da tutte le parti».
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Dottor
Cartabellotta, eppure una strategia d’intervento più ampia c’era. Nel
piano elaborato dal ministero della Salute si parlava di circa 64
miliardi di euro destinati al Ssn.
«Sì ma senza una riforma
strutturale, al di là delle risorse, anche in quel caso si tratterebbe
solo di un costosissimo lifting. La linea del ministro Speranza, nei
temi e negli obiettivi, può essere considerata giusta ma mancano molti
passaggi per renderla efficace. Il processo giusto avrebbe previsto
prima una discussione sulla riforma strutturale, poi la creazione della
programmazione sanitaria che ne consegue e solo in ultimo finalizzare
gli investimenti. Noi pare che facciamo il contrario».
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