«Sanità senza risorse Ue, a pagare di più sarà il Sud». Cartabellotta (Gimbe): così continuerà il turismo medico al Nord
A
proposito di temi. Nella nuova bozza in pratica rientrano solo
assistenza di prossimità e telemedicina, e ricerca. Cosa ne pensa?
«Il
problema è che le idee sono deboli. Si tratta di temi integrati con
tantissimi fattori. Le faccio un esempio. Se io prendo la telemedicina,
che è un obiettivo nobilissimo, non possiamo non considerare il livello
inaccettabile di analfabetismo digitale che c’è non solo tra i pazienti
ma soprattutto tra i sanitari. Prima bisogna far entrare queste cose nei
curricula formativi quindi. Allo stesso modo, quando si immagina di
disporre di fondi per un cambiamento così grande, dobbiamo ragionare
prima sul fatto che c’è una categoria come i professionisti
ambulatoriali a cui bisognerà cambiare il contratto con la telemedicina
perché ne cambiano le funzioni. È come se stessimo allungando il braccio
del Ssn sul territorio, ma quel braccio è attaccato ad un corpo
malato».
A colpire più di ogni altra cosa è che vengono
meno i 34 miliardi destinati all’ammodernamento delle infrastrutture. E
in Italia il 60% degli ospedali ha più di settant’anni.
«Ecco
la parte dell’ammodernamento degli ospedali potrebbe rientrare comunque
nei 40 miliardi attribuiti alla voce efficienza energetica e
riqualificazione degli edifici pubblici. Ma quanti se ne potranno
destinare alla sanità? Certamente non si arriva ai 34 miliardi che erano
considerati necessari».
In sostanza è stata depennata anche la voce «contrasto alla migrazione sanitaria» presente nel vecchio piano .
«Il
50% di quei 64 miliardi erano destinati interamente al Sud. Ora non
sappiamo come saranno ripartiti i 9 miliardi restanti, ma sappiamo che
non saranno sufficienti per una riqualificazione complessiva dei servizi
che sono stati indeboliti dai piani di rientro finanziario subiti da
tutto il Sud negli anni. La Sanità meridionale infatti oltre a subire il
taglio delle risorse tradizionali è stata bloccata nella
riorganizzazione dei servizi. Così i cittadini del Sud continueranno a
pagare una volontà politica e a doversi spostare al Nord per le cure
migliori».
Per cui la «coraggiosa riforma del Sistema sanitario» annunciata da Speranza è un miraggio.
«Io credo che l’assegnazione di soli 9 miliardi di euro di risorse possa significare due cose: ancora una volta al di là delle buone intenzioni la Sanità resta la sorella povera tra le priorità del rilancio dell’Italia e la seconda, su cui però c’è gran confusione, è che l’idea di fondo sia accedere ai 37 miliardi della linea sanitaria del Mes tra qualche mese. Ma non è detto che saremo in grado di farlo».
IL MESSAGGERO
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