Caso Regeni, accuse a quattro 007 egiziani

La Procura di Roma ha chiuso l’inchiesta relativa alla vicenda di Giulio Regeni. I pm hanno emesso quattro avvisi di chiusura delle indagini, che precede la richiesta di processo, per appartenenti ai servizi segreti egiziani. Le accuse , a seconda delle posizioni, sono di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate. Chiesta l’archiviazione per una quinta persona, sempre 007 del Cairo. Tra i reati contestati a uno dei presunti sequestratori c’è anche l’omicidio. La Procura di Roma ha chiuso l’inchiesta sui presunti responsabili, dopo due anni di indagini, durante i quali a più riprese era stata chiesta la collaborazione da parte degli inquirenti egiziani, che mai hanno fornito, ad esempio, gli indirizzi degli indagati per notificare loro gli atti. Sono tutti accusati di sequestro e uno di loro risponde anche di lesioni personali aggravate (essendo stato introdotto il reato di tortura solo nel luglio 2017) e concorso in omicidio aggravato. Chiesta l’archiviazione per un quinto agente.

Ancora pochi giorni fa la magistratura egiziana aveva definito «insufficienti» le prove raccolte dagli inquirenti italiani e aveva rilanciato la pista della «banda criminale» che avrebbe aggredito Regeni solo per derubarlo dei documenti. Giulio venne rapito la sera del 25 gennaio 2016: il suo corpo martoriato fu trovato nove giorni dopo, lungo la strada che collega Alessandria a Il Cairo. Nelle prime settimane dopo il ritrovamento del corpo tante false piste si susseguirono: prima si parlò di un incidente stradale, poi di una rapina finita male, successivamente si insinuò che il giovane fosse stato ucciso perché ritenuto una spia, poi che fosse finito in un giro di spaccio di droga, di festini gay, di malaffare che l’aveva portato a farsi dei nemici.

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