Europa, Bce e debito pubblico, quei 16 mesi all’Italia per mettersi in sicurezza
di Federico Fubini
Adesso, se non altro, sappiamo che abbiamo 485 giorni. Un anno e quattro mesi per iniziare a metterci in sicurezza. Dopo, ad aspettare l’Italia non ci sono necessariamente precipizi. Ci sono domande, ciascuna delle quali ha risposte possibili; ma tutte serie, tutte tali da diventare ogni mese un po’ più pressanti per il Paese e per il governo.
Il conto alla rovescia di 485 giorni lo ha fatto partire giovedì Christine Lagarde, la presidente della Banca centrale europea. La francese ha annunciato che il programma di emergenza di acquisto di titoli di Stato, lanciato con la pandemia in marzo scorso, viene esteso a fine marzo 2022 con una dotazione rafforzata fino a altri 500 miliardi di euro. Potrebbe proseguire anche dopo, se la situazione lo giustificasse, ma Lagarde ha lasciato capire che non se lo aspetta: tra un anno i vaccini dovrebbero aver prodotto l’immunità di gregge in area euro e l’economia potrebbe ripartire in condizioni quasi normali; dunque fra sedici mesi si dovrebbe poter sospendere la continua e abbondante aggiunta del sempre nuovo nutrimento artificiale che oggi serve a far funzionare i governi nell’emergenza.
Fino ad oggi, è andata così. Banca d’Italia detiene a questo punto il 20,5% di tutto il debito pubblico italiano dopo averne comprato da gennaio a settembre, su mandato della Bce, per altri 135 miliardi. Così Francoforte quest’anno ha finito per finanziare il governo di Roma per ben più dell’enormità (110 miliardi) che il governo ha stanziato a debito per cassa integrazione, ristori, garanzie, crediti d’imposta, cancellazioni di tasse, sanità, enti locali, Alitalia, bonus baby sitter, ristrutturazioni, biciclette, monopattini e molto altro.
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