Bettini: “In caso di crisi urne inevitabili”. Renzi: “No, scommetto su altro”

Matteo Renzi al Messaggero: “Al voto in caso di crisi? No”. “Ci sono 200 miliardi di euro che appartengono ai nostri figli, che noi prendiamo in prestito aumentando il debito pubblico e che servono per il futuro dell’Italia. Non accetto che qualcuno voglia spenderli alla chetichella, senza passare dal Parlamento. E non accetto che qualcuno possa esautorare il governo con task force e poteri sostitutivi. Io non lavoro per la crisi di governo, lavoro per evitare la crisi del Paese”. Il leader di Italia viva, Matteo Renzi sottolinea che “a noi interessa aiutare l’Italia, non prendere un ministro in più. A noi non servono sgabelli o strapuntini: noi siamo quelli che portano le idee, non che chiedono i posti”, aggiunge. “Se mai dovessimo arrivare alla crisi, si parla con le istituzioni, non con i commentatori. La bussola per il Presidente della Repubblica è la Costituzione. E la Costituzione dice che si verifica se c’è una maggioranza in Parlamento. Spero che non si arrivi a tanto – sottolinea Renzi – ma se si arrivasse lì, scommetto sulla presenza di un’ampia maggioranza parlamentare. Penso che voteremo per le politiche del 2023”.

Matteo Salvini al Corriere: “Confronto con Conte su Recovery e scuola”. “Ci siamo trovati compatti su una linea che non è sovranista e non è euroscettica: ma abbiamo detto no alla riforma di un trattato che ci rende meno liberi e che mette a rischio i risparmi degli italiani” dichiara il leader della Lega, Matteo Salvini, raccontando anche di aver proposto al premier Conte di “incontrarci nei prossimi giorni. Per dirgli che noi ci siamo. Siamo pronti al dialogo”. Un dialogo a trecentosessanta gradi, “su tutto, anche sull’utilizzo delle risorse del Recovery fund”, assicura Salvini, che puntualizza la strategia: “Agli alleati dico che un’opposizione unita ottiene. Ma per essere uniti, le decisioni della coalizione vanno prese a maggioranza”. Il leader leghista lamenta una mancanza da parte del premier: “Quello su cui ancora da Conte non c’è stato alcun tipo di riscontro, e mi dispiace, è il tema della scuola. Il governo prevede di riaprire tutto il 7 gennaio, ma l’apertura di settembre ha avuto parte in causa non piccola nei nuovi contagi”. La soluzione, per Salvini, ”è meno alunni nelle classi, coinvolgendo le scuole private, stabilizzazione degli insegnanti precari e riorganizzazione dei trasporti pubblici”.

Enzo Amendola al Sole 24 Ore: “La proposta sul Recovery si può cambiare”. La proposta per il Recovery Plan italiano “verrà discussa in Cdm e poi in Parlamento. Tutti potranno proporre soluzioni migliorative, consapevoli però del cronoprogramma. Come in passato, vedi Expo o Ponte Morandi, se obiettivi e rischi sono chiari, le norme vengono di conseguenza” spiega in un’intervista al ‘Sole 24Ore’ il ministro degli Affari europei, Vincenzo Amendola, ricordando sulla task force che “la Commissione ha chiesto nelle sue linee di guida del 17 settembre, quindi non solo all’Italia, che gli Stati membri individuino un soggetto che svolga il ruolo di coordinatore del Pnrr. Una unità di missione responsabile dell’attuazione in sinergia con i ministeri coinvolti, che assicuri il monitoraggio e il reporting a Bruxelles”. “La Commissione – aggiunge -sottolinea che questa struttura tecnica dovrà avere capacità amministrative, autorità e risorse umane adeguate. Del resto, anche a livello europeo si è creata una task force apposita che lavora insieme ai commissari per rendere operativo questo percorso di investimenti comuni”. “I manager avranno un compito molto complicato e lo dovranno fare a tempo pieno per i prossimi sei anni. I nomi saranno scelti in base alle capacità tecniche e alla passione per questa impresa comune” conclude.

L’HUFFPOST

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