Di Maio: «Il premier non subisca. Sciogliamo i nodi e ripartiamo»
Manager e cabina di regia
La questione più importante, al momento, è naturalmente quella del Recovery fund e della gestione dei 209 miliardi
che spettano all’Italia. Conte è stato messo sotto accusa per avere
ridotto il ruolo dei ministri e dei partiti. Di Maio si dice convinto
che «si possa trovare un’intesa, coinvolgendo il Consiglio dei ministri
nella nomina dei manager e della cabina di regia». E sulla sua tesi
sarebbero anche altri ministri del Movimento.
C’è un altro dato di scontento che Di Maio sta affrontando all’interno del Movimento, ed è quello sui progetti di spesa per il Recovery:
«Serve che fermiamo tutto e ci facciamo una full immersion. Vedo
malcontento nella delegazione del Movimento, perché molti progetti alla
fine sono stati tagliati».
I rapporti con l’Egitto
Di Maio è stato chiamato in causa, insieme al premier, dai genitori di Giulio Regeni. Chiedono cosa stiano facendo «per trovare la verità» e invitano a richiamare il nostro ambasciatore al Cairo, a dichiarare l’Egitto Paese non sicuro e a fermare subito l’export di armi e i rapporti commerciali. Sulla rottura dei rapporti diplomatici Di Maio si chiama fuori e invita a guardare a Palazzo Chigi: «Il ritiro dell’ambasciatore è una decisione che non può riguardare il ministero degli Esteri ma i più alti vertici istituzionali e tutto il governo nella sua collegialità». Anche perché, ricorda, l’ultima volta che venne presa una decisione simile fu ad opera di Renzi e non dell’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
Ma Di Maio vuole comunque dare dei segnali. Spiega a suoi che sta «valutando di togliere il sostegno italiano» ai candidati egiziani per incarichi importanti, presidenze di agenzie e simili. E, dopo qualche polemica, ha dato indicazione di mettere in evidenza la vicenda Regeni in tutte le raccomandazioni che l’Unità di crisi della Farnesina e il sito «viaggiare sicuri» rivolgono ai connazionali che partono verso l’Egitto.
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