Frenata vaccini, l’Italia è in ritardo. Stop Sanofi: perse 40 milioni di dosi


TEMPI
AstraZeneca, il colosso britannico-svedese, che produce e commercializza il vaccino sviluppato da Oxford con il contributo di Irbm, società di Pomezia, ha rallentato nelle ultime settimane e, pur avendo pubblicato i dati della sperimentazione su The Lancet, non ha ancora richiesto l’autorizzazione a Ema (l’agenzia regolatoria europea), perché, durante i test si è accorta che l’efficacia è maggiore con un differente dosaggio rispetto a quello previsto. Questo ha causato un rallentamento e dunque anche la fornitura prevista a partire da inizio gennaio (16 milioni nel primo trimestre, 24 nel secondo) slitta di qualche mese. In sintesi l’Italia all’inizio potrà contare sul vaccino di Pfizer-BioNTech, che però arriverà con quantitativi iniziali non paragonabili a quelli programmati per AstraZeneca: 8,7 milioni di dosi nel primo trimestre, 8,7 nel secondo.

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Nei primi sei mesi del 2021, i programma prevede anche 5 milioni di dosi di Moderna (ma ancora non sappiamo quando ci sarà l’autorizzazione che comunque viene ritenuta imminente) e 7,5 milioni di dosi di Curevac (da capire però se e quando saranno disponibili). In sintesi: la partenza della campagna vaccinale sarà lenta e probabilmente punterà soprattutto su Pfizer. Non vale solo per l’Italia, ma per tutta l’Unione europea, visto che si tratta di una strategia comune. Per questo si sta pensando, per i paesi Ue, a un “vaccino day”, con la partenza contemporanea. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha comunque precisato: «Non so se potremo garantire che le vaccinazioni inizino nello stesso esatto momento in tutti i Paesi Ue, ma vogliamo fare in modo che siano somministrate in modo molto coordinato». Intanto gli Usa hanno preacquistato 100 milioni di dosi del vaccino Moderna dopo i 100 milioni Pfizer.

BANDO
Ieri sul sito della Presidenza del Consiglio è stato pubblicato il bando per assumere 3mila medici e 12mila infermieri destinati alla operazione vaccinazione di massa. Ma resta il nodo: se all’inizio ci sarà solo il vaccino di Pfizer, i tempi si allungano. Il professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, avverte: «Non penso che avremo pochi dosi all’inizio, ma il problema opposto, che è molto più serio: molte persone non vorranno vaccinarsi, l’Italia e la Francia sono le due nazioni con una presenza no vax più forte e questo è un serio problema. Secondo me bisognerebbe partire già ora con una campagna di promozione e informazione. Anche tra gli operatori sanitari c’è troppa diffidenza, io sarei d’accordo con una legge che li obblighi al vaccino. Serve a difenderli dal contagio, ma anche a tutelare i loro pazienti».

IL MESSAGGERO

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