Riscrivere il Recovery per evitare la crisi
Riscrivere la struttura di missione che gestirà il Recovery, ridiscutere l’allocazione delle risorse, parlamentarizzare tutti i passaggi fondamentali. Giuseppe Conte prova a disinnescare la minaccia di Matteo Renzi. Il clima è rovente. Con profonda irritazione stamattina a Palazzo Chigi hanno letto l’intervista del leader di Italia viva al quotidiano spagnolo El Pais: “Se Conte vuole i pieni poteri – l’attacco – siamo pronti a togliergli la fiducia”. Nulla di più né nulla di meno di quanto già detto dal senatore di Rignano. Ma la tribuna scelta, un noto giornale internazionale, e il timing, il giorno conclusivo del Consiglio europeo, avevano l’effetto di internazionalizzare la crisi latente, proprio nel giorno in cui il premier pensava di poter respirare e godere almeno per qualche ora del successo dopo l’accordo europeo sul Recovery fund.
Chi frequenta Palazzo Chigi racconta che nelle ultime ore si è iniziato ad avvertire del timore tra i felpati corridoi della presidenza della Repubblica. Nei conciliaboli la percezione, forse per la prima volta in modo così serio, che Renzi non scherzi, e che se la situazione sfuggisse di mano si potrebbe seriamente andare verso una crisi dagli esiti imprevedibili.
Prima di lasciare Bruxelles, Conte è sembrato fare più che un passo indietro sull’impostazione del Recovery plan, almeno nella formulazione “inviata ai ministri alle due di notte” (cit. Bellanova) la settimana scorsa: “La task force su Recovery Fund – ha detto il premier – non vuole e non può esautorare i soggetti attuatori dei singoli progetti, che sono le amministrazioni centrali e periferiche. Noi però abbiamo bisogno di una cabina di monitoraggio, altrimenti perderemmo soldi”. Insomma, i manager derubricati a supervisori di decisioni che rimangono saldamente in mano alla politica. Non solo, perché il presidente del Consiglio ha assicurato che “ogni passaggio verrà parlamentarizzato. Ogni progetto verrà approvato in Parlamento e ci confronteremo con tutte le forze sociali e con l’opposizione”.
Fonti della maggioranza confermano che Conte sta valutando un ridimensionamento del numero e dei poteri dei manager, un check con gli alleati sugli stanziamenti nei vari macro settori e meccanismi certi per il coinvolgimento anche decisionale delle Camere. Ancora troppo poco per disinnescare la guerriglia renziana: “Sono stupito che ancora il premier Conte non abbia capito quali sono le nostre motivazioni, ci sembrava di esser stati sufficientemente chiari”, taglia corto il vicepresidente della Camera Ettore Rosato. Iv continua a tenere il punto: il piano è da riscrivere da capo con tutti i partiti di governo.
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