La nuova missione del soldato Martin Adler: “Ritrovare quei tre bimbi abbracciati nel ’44”
“Fu il momento più bello che ricordi di quell’inferno chiamato guerra” ha scritto Adler nel messaggio spedito dalla figlia. Un inferno che ha coinvolto appieno la famiglia del soldato statunitense. Il padre Heindrich combatté la prima guerra mondiale dalla parte austriaca contro l’Italia restando ferito e mezzo asfissiato dai gas. In seguito, in quanto ebrea, metà della famiglia venne sterminata nei campi di concentramento nazisti. Ma proprio per rivivere quello sprazzo di umanità vissuta sull’Appennino, ora Adler ha il desiderio di ricongiungersi coi bimbi della cesta.
“Appena cesserà la pandemia – scrive ancora tramite la figlia – vorrei
riabbracciarli se sono ancora vivi”. Dopo 76 anni si tratta di un
desiderio consegnato all’alea del destino. “Proviamoci – scrive ancora
Adler – sarebbe una favola di Natale ritrovarci tutti assieme”. L’ex
militare, malgrado l’età, è ancora in discreta forma anche se cammina
aiutandosi con un ausilio. L’altro testimone dell’apparizione della
cesta purtroppo non c’è più. Si chiamava John Bronsky ed era di
Philadelfia. Entrambi, in quella fine estate del ’44 tirarono un sospiro
di sollievo quando tolsero il dito dal grilletto del mitra Thompson.
“Avevamo paura – ricorda – ed eravamo sul punto di sparare temendo l’agguato di un tedesco. Se l’avessimo fatto non ce lo saremmo mai più perdonato”. Poco dopo una scheggia di mortaio lo ferì al naso costringendolo al ricovero nell’ospedale militare di Napoli.
Tornerà in prima linea nel marzo del ’45 per vivere la liberazione del Paese. Ma ora la missione è ricongiungersi con quei bimbi che ravvivarono la speranza nell’umanità.
REP.IT
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