Calenda: “No al rimpasto, serve un gabinetto di guerra ampio. Magari con l’appoggio esterno di Salvini”
di Giovanna Casadio
ROMA – “L’Italia è il Paese con più morti in rapporto al numero di malati di Covid e alla popolazione. Vuol dire che nella gestione della crisi pandemica, il governo oggi ha fallito. È inoltre incapace di produrre un piano adeguato al Recovery Fund. Siamo in una situazione paragonabile a una guerra ed è indispensabile costituire un gabinetto di guerra il più possibile ampio. Con una coalizione come quella europea che sostiene Ursula von der Leyen. Ci potrebbe essere l’appoggio esterno o la non ostilità di Salvini”. Carlo Calenda, eurodeputato, ex ministro dello Sviluppo economico e leader di Azione, attacca: “Sarebbe uno sconcio l’apertura di una crisi per rimescolare qualche carta dei ministeri”.
Calenda, tra tante tensioni e liti politiche, in tempo di pandemia, un governo Conte-ter metterebbe un po’ d’ordine, non crede?
“No. Sarebbe uno scempio nazionale se si aprisse una crisi in piena
pandemia per rimescolare le carte dei ministeri. I problemi sono
altrove”.
Lei ha detto che un Conte-ter screditerebbe i partiti della maggioranza che lo chiedono. Perché?
“Se il giudizio dei partiti che compongono il governo è negativo su
Conte, pandemia e Recovery e su molte altre misure, come si può spiegare
che rimescolando Conte una parte dei suoi ministri, sempre con la
stessa maggioranza, i problemi si risolverebbero? Rimarrebbe tutto
uguale. Se il problema è Conte, il problema è Conte”.
Lei quale strada politica vorrebbe si percorresse?
“C’è una sola soluzione: la formazione di un governo presieduto da
Draghi, il più ampio possibile nelle forze che lo sostengono e con
ministri che siano innanzitutto bravi amministratori”.
Al segretario del Pd, Nicola Zingaretti e al leader di Italia Viva, Matteo Renzi cosa chiede?
“Di avviare un tavolo con le opposizioni per verificare la disponibilità
ad entrare o sostenere un governo di questo tipo. Penso che se così non
fosse, ci vuole un governo che porti il Paese alle elezioni e basta”.
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