Il Governo salva ancora Mediaset

La norma salva-Mediaset non si tocca. Anche se Bruxelles ha alzato la paletta rossa. È da venerdì sera, quando la lettera di ammonimento è arrivata al ministero dello Sviluppo economico, che se ne parla nel Governo. E la soluzione è quella di tirare dritto, di ritenere infondata l’interpretazione messa nero su bianco dalla Dg Connect della Commissione europea. Lo scudo per proteggere la creatura mediatica di Silvio Berlusconi dalla scalata di Vivendi resta quello inserito nel decreto Covid attraverso un emendamento. E approvato il 25 novembre dalla Camera in via definitiva. Non solo. Il primo atto del salvataggio del Governo è pronto a prendere forma: l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni aprirà martedì mattina un’indagine sulle mire dei francesi, congelando il potenziale arrembaggio di Vincent Bolloré. 

La doppia decisione – quella del Governo e quella dell’Authority – rafforza l’impianto a tutela di Mediaset. E a cascata il Nazareno della pandemia, il grande scambio tra la collaborazione offerta da Forza Italia all’esecutivo di Giuseppe Conte – che si è concretizzata con il sì all’ultimo scostamento di bilancio – e la tutela degli interessi dell’azienda della famiglia Berlusconi. Le modalità di questa cementificazione si rintracciano nei dettagli della doppia decisione. Quello che Bruxelles rimprovera al governo italiano è di non avere provveduto alla notifica della norma e questo apre un problema di applicabilità: fin quando non arriva il giudizio dell’Europa – viene spiegato nella lettera – la norma resta al palo. Ma la lettera mette in chiaro questioni che hanno a che fare con il merito della norma stessa, arrivando a contemplare anche la possibilità che il Governo abbia tirato su un intervento invasivo. Al ministero dello Sviluppo economico si sta predisponendo una risposta alle osservazioni di Bruxelles. Mirella Liuzzi, sottosegretario al ministero con delega alle tlc, spiega a Huffpost che la norma non sarà toccata: “Noi riteniamo che non sia una norma tecnica riferibile alla direttiva citata nella lettera e per questo manterremo la norma così com’è”. 

La decisione del Governo di non toccare la norma salva-Mediaset rafforza le motivazioni, anche politiche, che sono alla base della protezione garantita all’azienda del capo politico di Forza Italia. Anche perché c’è un’urgenza di calendario stringente: il 16 dicembre è attesa la pronuncia del Tar sul ricorso avanzato dai francesi contro la delibera dell’Agcom del 2017. Quella che obbligò Vivendi di fatto a scegliere tra Tim e Mediaset, portando Bolloré a congelare gran parte delle quote detenute dentro l’azienda di Berlusconi. Il Tar può riaprire la partita, scongelare le quote, riportare i francesi alle calcagne di Fininvest, il primo azionista di Mediaset. Una decisione che porterebbe i transalpini a contendere il comando della stanza dei bottoni a Berlusconi. Di più: attiverebbe la possibilità di scalare Mediaset e di farla propria. 

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