Scuola, presidi contro la riapertura: «Il 7 gennaio? Impossibile»
di Lorena Loiacono
«È chiaro che vogliamo tutti rientrare a scuola – sottolinea Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi – ma auspichiamo che avvenga in completa sicurezza. Servono certezze sul servizio di trasporto pubblico, su cui si stanno svolgendo i tavoli con i prefetti: va potenziato perché utilizzato da buona parte degli studenti delle superiori. Avevamo chiesto di attivare screening con i tamponi su studenti e docenti ma non ne sappiamo nulla ancora. Insomma, il rischio oggi è di tornare a lezione solo per pochi giorni, per poi tornare tutti da remoto perché il rientro non è stato ben organizzato».
Ieri sera il premier Conte ha assicurato: «Abbiamo organizzato i tavoli con i prefetti per cercare di incrociare i dati dei trasporti pubblici e degli orari di entrata e uscita per evitare gli orari di punta». Uno dei problemi maggiori legati al rientro è proprio il trasporto pubblico, inadeguato al distanziamento nelle ore di punta. Da qui l’idea di scaglionare gli ingressi a scuola, per alleggerire il flusso dei passeggeri. Ma la scuola non ha orari flessibili: entrare tardi significa uscire tardi, sfalsando gli orari dei docenti di cui ci sarebbe bisogno in maggior numero e degli studenti che non avrebbero tempo per pranzare, rientrare a casa e poi studiare.
«Si sta pensando di individuare due orari diversi – spiega Paola Serafin, rappresentante dei presidi della Cisl scuola – uno alle 8 e uno alle 10. Ma le scuole superiori non hanno la mensa: come facciamo a tenere gli studenti al banco, a digiuno, fino alle 15 o alle 16? E per i laboratori come si fa? Sarebbe opportuno rivedere quel 75% in presenza: le scuole pronte possono arrivare al 100% in presenza ma quelle in difficoltà, come nelle grandi metropoli, dovrebbero essere autorizzate a fermarsi al 50%. È complicatissimo gestire gli orari in questo modo, le scuole lo sanno bene». Il problema sta anche qui: nei tavoli con i prefetti manca la componente scolastica sul campo: vale a dire docenti, presidi, personale ata che conoscono bene i problemi vissuti nelle prime settimane in presenza e quelli relativi alla nuova ripartenza.
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