Renzi: «Ora tocca a Conte dare risposte. Altrimenti il governo va a casa»
di Maria Teresa Meli
Senatore Renzi, la crisi è più vicina?
«Dopo questo incontro la palla è totalmente nelle mani del presidente del Consiglio Conte. Noi chiediamo una svolta sui contenuti e lo abbiamo spiegato in modo chiaro,
puntualizzando una lunga serie di proposte. Noi non siamo quelli che
rincorrono i sondaggi o i titoli, noi facciamo politica. E ci sta a
cuore che l’Italia colga la più grande opportunità degli ultimi anni:
presidenza G20, copresidenza Cop26, soldi europei. Se la maggioranza che
sostiene Conte capisce che questo è il momento del rilancio politico,
bene. Se si pensa di continuare come si è fatto negli ultimi mesi, Italia Viva saluta tutti e toglie il disturbo.
Perché per noi l’Italia deve promuovere il cambiamento, non custodire
lo status quo. E oggi tutti sanno che serve un salto di qualità: a
differenza degli altri noi lo diciamo pubblicamente e senza giri di
parole. Siamo fieri di essere coraggiosi e liberi».
Se c’è la crisi anche il Colle dice che c’è solo il voto.
«Il Colle è il Quirinale, non i quirinalisti. E al Quirinale siede un Presidente che conosce la Costituzione meglio di chiunque altro. Lui sa cosa si fa in caso di crisi e qual è il suo compito in tale situazione. Suggerisco di non tirarlo per la giacchetta. Il nostro compito, tuttavia, è quello di provare a evitare la crisi».
Lei fa slittare l’incontro, Conte dalla mattina lo rinvia alla sera, è guerra di nervi?
«Nessuna
guerra di nervi, non drammatizziamo piccoli ritardi dovuti a impegni
istituzionali. E poi quello che dovevamo dire a Conte lo abbiamo detto
in Parlamento, a viso aperto, in Senato. Ieri lo abbiamo ripetuto a
Palazzo Chigi. Adesso tocca al premier dare risposte, risposte
all’Italia prima che a Italia Viva».
Lei ha mandato una lettera al premier anche per evitare che vengano fatte filtrare notizie di una sua richiesta di rimpasto?
«Questa
storia del rimpasto è insopportabile. Ho chiesto a Palazzo Chigi di
usare in modo sobrio la comunicazione istituzionale. Se noi diciamo che
vogliamo discutere di contenuti, è inaccettabile che una velina
istituzionale ribadisca a tutti che il problema di Italia Viva è che
vogliamo più poltrone. Noi non solo non le chiediamo: siamo pronti a
lasciarle. Tolto il volgare argomento delle poltrone possiamo parlare di
politica? Noi abbiamo fatto elenco di problemi aperti e di soluzioni
possibili, parliamo di quello».
Lunga lettera e lungo elenco. Quali sono le richieste vincolanti?
«È una lunga lettera perché facciamo sul serio.
Non stiamo cercando pretesti. I populisti si preoccupano degli indici
di consenso ma per noi il vero dramma e l’indice di disoccupazione. A me
non interessa il numero dei sottosegretari, interessa il numero dei
vaccinati. E qualcuno dovrà pure spiegare perché siamo l’unico paese che
continua a tenere le scuole chiuse da mesi ma ciò nonostante detiene il
triste record di morti. Parliamo di cose serie e vediamo se siamo
d’accordo. Se sì, governiamo. Se no, il governo va a casa».
Sul Mes non potrà spuntarla: Conte è contrario.
«Se siamo il Paese che ha il numero più alto di morti dobbiamo
dirci che servono più soldi per la sanità. È giusto chiedere la
collaborazione dei cittadini, che stanno rispondendo in modo esemplare.
Ma è altrettanto doveroso chiedere che le Istituzioni facciano la loro
parte. Dire no al Mes costa all’Italia 300 milioni di € all’anno. Ma le
sembra logico questo arroccamento ideologico? Se avessimo chiesto il Mes
a primavera oggi avremmo molte risorse in più».
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