Pescatori liberati, Conte e Di Maio a Bengasi. Ma la trasferta era necessaria?
Delle due, l’una, dicevamo. E allora veniamo alla seconda ipotesi. Il Presidente del Consiglio e il Ministro degli Esteri si sono levati in volo all’alba alla volta della Cirenaica perché il padrone della regione ha preteso un vero riconoscimento politico per liberare gli italiani? Dunque, Haftar ci ha ricattato? E noi abbiamo ceduto?
Anche in questo caso e, a maggiore ragione in questo secondo caso, ci auguriamo che non sia così. Ma il fatto rimane. E rimangono aperti troppi interrogativi sulla mossa del premier e del responsabile della Farnesina, domande inquietanti che meritano risposte esaustive e puntuali. Ne va non tanto della dignità dei due uomini di governo ma della nostra dignità nazionale. Tanto più se pensiamo a quello che è accaduto solo pochi giorni fa: le milizie dello stesso Haftar sequestrano una nave turca, nel giro di poco tempo da Ankara avvisano che rischiano grosso, mentre droni armati sorvolano le postazioni libiche. Il risultato? L’imbarcazione viene rilasciata a stretto giro. E forse anche con tante scuse al sultano.
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