La classe dell’infermiera

di   Massimo Gramellini

Daniela ha appena saputo da una circolare che la scuola media milanese di suo figlio «sospenderà le attività didattiche nei giorni 21 e 22 dicembre» per scivolare dolcemente al giorno 23, quando cominceranno le vacanze vere. Cioè ha saputo che suo figlio, già orfano nei mesi scorsi di un numero insopportabile di lezioni, non entrerà più in classe fino al 7 gennaio (se tutto andrà bene). La circolare tace pudicamente sulle ragioni della sospensione: permettere agli insegnanti di ricongiungersi ai familiari lontani. Daniela è a dir poco indignata. Sono infermiera in un pronto soccorso, mi scrive, ma giustamente a nessuno è venuto in mente di chiudere gli ospedali per consentire ai miei colleghi non lombardi di partire. Il diritto all’istruzione vale forse meno di quello alla salute? E conclude: ho sempre insegnato a mio figlio che i professori meritano rispetto, ma con quale coraggio continuerò a farlo, dopo una simile prova di menefreghismo?

Diciamo che, come sempre, la politica ha fornito ottimi alibi. Sarebbero bastate indicazioni chiare, così da evitare la fuga anticipata di massa nel fine settimana, ma si è preferito cambiare colore di continuo alle zone come i camaleonti.

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